La discussione intorno a Napoleon si è accesa fin da prima della sua uscita: quanti di voi hanno letto la famosa frase “Get a life” di Ridley Scott in reazione al video TikTok che criticava l'inesattezze storiche del film? In tanti presumo e sì, il film di Scott non è di certo un documentario dettagliato sul condottiero che tutti abbiamo studiato sui libri di storia. E di certo non è come le altre pellicole su Napoleone, per distanza. Alle volte credo che sia utile entrare in sala e rendersi disponibili a ciò che il film vuole comunicare, alla visione dietro di esso e, in questo caso specialmente, agli intenti direi evidenti del regista.
Napoleon è un film che infatti non si nasconde dal deridere Napoleone mentre ne elogia le indubbie qualità passate alla storia, adombrandole e schernendole in momenti che creano del sincero imbarazzo, fino ad avvolgersi in una spirale che ne sancisce, definitivamente, una caduta rovinosa. L'apertura del film stesso è una stortura storica, con Napoleone che assiste alla ghigliottina di Maria Antonietta insieme a noi spettatori in un tripudio di sangue e applausi, cosa mai avvenuta nella realtà ma che qui ha una funzione di introduzione non indifferente per quello che si andrà ad evolvere subito dopo.
Da questo punto il “grottesco” assume un ruolo centrale in Napoleon film e figura, quasi ancor più delle prodezze battagliere, per come l'ho intuito minuto dopo minuto di quelle 2 ore e 40 di durata. Certo, non sempre si traduce nella sua parabola più cruenta o sanguinolenta come declinata nella ghigliottina, alle volte si riversa su un umorismo che fa ridere con sincerità chi la vede come una inclinazione comica ma che, a guardar bene, fa rabbrividire e accapponare la pelle sotto diversi aspetti. In questo Scott traccia un parallelismo evidente con la storia francese e la Francia stessa, che descrive soprattutto nel primo atto d'ascesa ma che non dimentica di ricordarci in tutto il percorso nobiliare di Napoleone.
Perché se mentre la Francia festeggia la caduta della nobiltà e le razzie delle sedi del potere, la caoticità naturale scaturita dal mutamento e dai moti di rivoluzione è un quadro talmente impiastricciato da dare fastidio a chi lo osserva in quel marasma di corpi e calici. Tanto che Napoleone, nella sua grandezza militare, finisce per distinguersi anche a schermo visto il suo attaccamento alla divisa, alla compostezza e allo status perfino in un guazzabuglio di rivoluzionari divenuti uomini di potere, svestiti o lontani dal rigore di una divisa ben tenuta. Un po' rappresentazione, quella messa al condottiero da Scott, degli intenti iniziali delle prime sacche di potere post caduta, ben presto trasformate in avarizia e orge metaforiche nelle sale dei Cittadini o dei Consoli. In questo marasma tumultuoso è centrale mostrarci il successo che porta Napoleone a scalare le vette del suo futuro Impero partendo da uno dei passi più ricordati della sua vita, ovvero la battaglia di Tolone e successiva liberazione della città dal giogo degli inglesi.
Lo scorcio di Tolone ci descrive uno stratega che in poco tempo riorganizza risorse e uomini per condurre una brillante presa, almeno fino a quando non inizia la battaglia stessa e si intravedono le prime pieghe di un uomo che deve ripetersi le proprie istruzioni come se fosse in preda all'ansia. Joaquin Phoenix fa un lavoro eccezionale nel dipingere le sfaccettature immaginate da Ridley Scott per Napoleone, sia nelle fragilità che nella risolutezza militare. La prima battaglia in particolar mette subito in chiaro che tipo di personaggio ci troviamo davanti: uno che fa ammazzare il proprio cavallo con una cannonata all'inizio della sua personale carica, salvo poi proseguire a piedi affannandosi di gran lena, anche qui direi simbolo rivelatori e rappresentazione della sua cavalcata ascendente finita in totale rovina nel tentativo di "avanzare lo stesso".
Sicuramente è una ricostruzione tremendamente inglese ed estremamente fastidiosa, ma in un certo senso non credo sia così distante da quella che Scott fa passare come anima francese a cavallo dei tempi in cui l'identità del paese era fragile quanto il collo su un tocco di legno. E Napoleone ne diventa estensione, vittima e promotore tutto insieme, di volta in volta cambiando a seconda di quello che lui stesso vuole imporsi. Se sul campo di battaglia è acclamato come una divinità, culmine che raggiunge con Austerlitz immaginata da Scott con una tragicità che lascia senza parole, dall'altro è un uomo che via via diventa sempre più patetico nel privato, passando da momenti in Egitto in cui praticamente viene messo a nudo nelle sue vulnerabilità al problematico rapporto con Giuseppina, interpretata da Vanessa Kirby.
Su Giuseppina si potrebbe dire veramente tanto e il film si concentra molto nel farlo, tanto che Napoleone è trascinato verso decisioni irrequiete più di una volta per colpa degli eventi della sua vita coniugale. Eppure di fermezza verso Giuseppina ce ne è poca, sporadica, e quando compare non è mai frutto di una decisione che sembra essere presa con il cuore o la passione disinteressata, anzi quasi si direbbe non ragioni o lo faccia solo in un unico senso: il bene della Francia, o quello che per lui può essere tale se lo ripete abbastanza forte da nascondere l'ambizione personale. Tra i due scorre un amore, ancora una volta, imbarazzante nel modo in cui lui vive tale sentimento che ha più la parvenza di un attaccamento morboso, di pretese e di forzature, le cui scene di sesso sanciscono proprio la verità dietro le dolci parole che Napoleone mette nelle lettere a Giuseppina durante le sue campagne.
In Napoleon Vanessa Kirby fa un gran lavoro, sebbene non fosse stata la prima scelta per il ruolo, e riesce a dare una dimensione particolare a Giuseppina e al suo dolore costellato, molto più che raramente, da gioie sincere. In particolar modo a colpire in maniera subdola ma rivelatoria è il ruolo del primo amante di Giuseppina nel film, il quale si crogiola nel corpo della neo moglie di Napoleone durante la campagna d'Egitto e non subisce alcuna ritorsione da Napoleone stesso, il quale torna in Francia disertando proprio per fare i conti con quell'intoppo inderogabile. Significativamente ritorna però durante l'incoronazione in un fugace sguardo con Giuseppina, come a ricordarci che la furia dell'attuale imperatore della Francia non si sia mai abbattuta sul suo amante, bensì unicamente verso Giuseppina, la cui risposta è stata rigirare l’ira sull'inclinazione di Napoleone a voler essere rassicurato da una figura femminile di estrema forza: la madre o la moglie. Strano per una persona che non si fa problemi a fare e subire migliaia di vittime sul campo di battaglia, non trovate?
Ed è su tutta una serie di scene in cui Napoleone è un uomo fallato fatto e finito che si poggia l'epica tipica di Ridley Scott vista, più recentemente, in The Last Duel (i cui temi si avvicinano a Napoleon). Una grandiosità che, scenicamente, mette in moto delle grandiose battaglie campali in cui ogni moschetto da una direzione precisa nella visione cinematografica ma che, proprio per questa attenzione, finisce ancora di più nel sottolineare la dissonanza di un condottiero che sembra sfumare a ogni minuto che passa, intento ad aggrapparsi alla sottoveste della vita e della gloria mentre il tessuto geopolitico, composto da un velluto di intrighi stranamente sfuggente, finisce per scivolargli via della mani per colpa di un ragazzino, dall'accento strano e indisponente, unitosi a un manipolo di Inglesi.
Non direi che si tratta di un film divisivo, non ne consiglierei la visione a chi è attaccato alla storia con rigore o ai francesi in generale, tutt'altro che contenti da quello che viene fatto vedere su schermo, ma che senza dubbio – almeno per chi vi scrive – rappresenta perfettamente il moto di un tempo romanzato in una precisa maniera da Ridley Scott e che vede nella spirale discendente un'estasi grottesca da cui osservare uno degli uomini più potenti che siano mai esistiti. Sicuramente Napoleon, per come è in sala, fa notare di essere stato pesantemente tagliato e se da una parte alcuni aspetti, come i figli, si perdono nel nulla pur parvendo centrali nello sviluppo della trama, dall'altra forse le critiche potrebbero essere state mitigate dall'aver escluso scene come quella di un Napoleone che defeca sangue. Eppure, per me, è proprio questo che rende Napoleon ancora più interessante e meritevole. Immagino che scopriremo ancora di più la verità solo quando Apple+ pubblicherà la versione estesa da quattro ore.