L'immaginario a cui si rifà Guillermo Del Toro in La Forma dell'Acqua con la sua creatura anfibia sono evidenti, ma in narrativa i rimandi e le ispirazioni diventano spesso ingarbugliati.
Forse tra i mostri della Universal meno noti, la Creatura della Laguna Nera si è conquistata un posto tra le branchie degli appassionati di horror e non solo, che sanno benissimo quale sia il suo nome d'adozione: Gill-Man.
Gill-Man appare per la prima volta sugli schermi nel 1954 come antagonista (ma, da buon diverso e outsider, vero protagonista della vicenda) in Creature of the Black Lagoon. Il film è un successone, non solo perché cavalca il successo del 3D sfruttandolo molto bene nelle sequenze subacque, ma anche per la cura e lo studio utilizzati nella creazione della Creatura. Il costume viene curato nei minimi dettagli (le branchie si muovono sul serio quando respira) dando modo ai due interpreti della Creatura di muoversi sia a terra che in acqua.
Quando a terra, la maschera viene indossata nel primo film da Ben Chapman, mentre le sinuose sequenze subacque (citate anche nel fracassone, ma intelligente Piranha 3D) vedono all'opera Ricou Browning, che tornerà anche nelle pellicole successive a rivestire le credibili squame della Creatura. Proprio la credibilità delle movenze sia terrestri che marine e le interpretazioni di Chapman e Browning riescono a esprimere la natura di anello mancante di Gil-Man: animale marino degli abissi dalla forma, dalle movenze e dagli occhi quasi umani. E in quel "quasi" c'è tutta la grande malinconia del personaggio che vorrebbe il contatto umano ma se lo sente sempre sfuggire quando ce lo ha a un millimetro dalle sue squame. È questo l'altro ingrediente che decreta il successo della pellicola a cui ne fanno seguito altre due, Revenge of the Creature del 1955 e The Creature Walks Among Us del 1956.
Se il secondo film cade vittima della dannazione dei seguiti meno belli dell'originale, con il terzo film la Creatura subisce un approfondimento psicologico, derivato purtroppo dal sadismo dei protagonisti umani. Catturato, mutilato delle sue branchie e delle sue scaglie, reso più simile a un uomo ma, per queste procedure, ancora più una caricatura dell'umanità, Gill-Man si trova ancora più schiacciato in quello spazio tra due mondi in cui ormai non ha posto. Un finale amarissimo che di sicuro colpisce il pubblico, e pure parecchi personaggi creativi, se negli anni successivi il Gill-Man si aggiudica un bel po' di apparizioni come special guest qua e là.
Non proprio canonica, e di sicuro più leggera e divertita, è la sua apparizione nel telefilm Munsters, in cui non solo scopriamo che Gill-Man è lo zio Gilbert di Eddie Munsters, ma che ama i bei vestiti ed è dotato di ottimi eloquio e dizione. E che vivere nella Laguna Nera è stato parecchio profiquo: c'è un motivo se un sacco di navi e galeoni sono naufragati da quelle parti, ma nessuno ne ha mai ritrovato i tesori...
Tra un party in compagnia di vecchi amici, fare il terzo incomodo tra due icone della comicità televisiva e spuntare in cartoni animati, arriva il 1986 e Shane Black decida di omaggiare a suo modo i mostri della Universal. In Monster Squad ritroviamo un Gil-Man in un ruolo minore, più cattivo vicino alla sensibilità action degli anni '80, rinnovato anche nel design che lo avvicina più a un Predator anfibio che al mostro originale (e infatti il design venne curato da Stan Winston: l'originale era blindato per questioni di diritti).
Gli anni '90 vedono invece l'arrivo sui fumetti di quello che è, a oggi, il miglior omaggio alla Creatura. Creato da Mike Mignola nel 1994, Abe Sapien è un personaggio del tutto originale per storia, motivazioni e psicologia, ma il suo design, per quanto ben definito e caratterizzato dal tratto personale di Mignola, è chiaramente debitore di Gil-Man, come buona parte dell'immaginario della serie Hell Boy paga debito dall'horror lovecraftiano e non. Abe, in compagnia di Hell Boy, è stato portato al cinema da Guillermo del Toro in due occasioni, interretato da Doug Jones, e questa poteva essere la chiusura del cerchio. Se non fosse uscito La Forma dell'Acqua, in cui Guillermo del Toro, il cui amore per l'horror non deve a questo punto nemmeno essere spiegato, riesce finalmente a portare al cinema il suo personale omaggio al Gil-Man, facendolo interpretare a Doug Jones.
Nel frattempo qualcosa di simile al Gill-Man trova spazio anche in Neonomicon, fumetto di Alan Moore ispirato ai racconti di Lovecraft in cui una creatura simile al Gill Man, ma più bestiale, abusa di una vittima sacrificale, con la quale avrà un figlio.
Se la presernza di Jones sotto il trucco e di Del Toro dietro la camera avvicinano per forza di cose nella fisicità Abe e la creatura de La Forma dell'Acqua, quest'ultima si stacca nettamente nella caratterizzazione: più ferina e più aliena al mondo civilizzato e allo stesso tempo capace di comprendere il linguaggio degli uomini, i loro sentimenti e soprattutto le loro creazioni artistiche. Del Toro quindi riesce a schivare del tutto il rischio di un'operazione nostalgia o quella di un fiacco remake non dichiarato, portando avanti con la sua visione personale la torcia di un classio del cinema, in un corto circuito di ispirazioni, omaggi e materiali narrativi tipici del racconto di genere che vive grazie al "passa parola" generazionale tra creatori e spettatori.