L’horror, come altri generi, non ha l’unica funzione di esplicitare l’essenza in cui lo si incasella, bensì diventa un contenitore fatto di guizzi creativi, schizzi di sangue e truculente esposizioni di concetti che vanno ben oltre le budella sparse sul pavimento.
Cosa si nasconde nel buio? Un messaggio, o meglio un’intenzione di autori e registi. Ecco, quando questo tipo di esperienza diventa comprensibile anche al pubblico meno attento, quello è il momento in cui per me un ottimo horror si distacca dal mare di mediocrità sponsorizzato dallo slogan “Alla gente è preso un infarto vedendo il nostro film!”
La Casa o Evil Dead come nome non ha di certo bisogno di presentazioni o mie raccomandazioni, per lo più incarna esattamente quello che ho premesso: va oltre la paura e il putrido, li sfrutta e li innalza come veicolo per parlarti di qualcosa di più alto, di legame, resilienza e anche (o soprattutto) di “ridere” di fronte agli orrori peggiori, beffandoti dell’innominabile al culmine del suo apice di crudeltà.
La Casa – Il Risveglio del Male (che nome lungo per Evil Dead Rise) segue questi dettami sebbene sia un vero e proprio reset del franchise, è largamente collegato alle vicende del passato solo con qualche richiamo e dei punti interrogativi che non vengono mai risolti se non per qualche riferimento molto azzeccato e che probabilmente avrete già visto in giro sui social.
Allo stesso tempo Evil Dead Rise ci porta però in una dimensione ancora più straziante, anzi ci accompagna in un percorso di dolore psicologico che rispecchia l’orrore fisico che mette in mostra, alle volte decisamente pesante per chi magari non è affine a queste pellicole.
Voi che mi state leggendo probabilmente siete già dentro il franchise di La Casa, ma pensate e tutti quelli delle nuove generazioni che è grasso che cola se hanno visto quello del 2013 o la serie tv. Non che a Sanremo non si siano visti mostri peggiori di quelli di Raimi, ma quelli meno temerari rimarranno sicuramente colpiti da alcune scene dove non c’è proprio alcun freno, il sangue scorre e neanche i minori sono salvi dalla furia dei demoni che prendono piede in Evil Dead Rises.
Nell’ora e mezza di durata la struttura si dipana in una spirale crescente di caos generalizzato, con un’introduzione stellare capace di spaventare e catturare contemporaneamente qualsiasi spettatore che si siede in sala dubbioso sulla rinascita del male di Raimi e Lee Cronin. Fugati tutti i dubbi, il cuore purulento del film batte nel momento in cui viene introdotta un’allegra famiglia di Los Angeles in un condominio enorme e fatiscente, già di per sé un rimando colossale a tutta una serie di film dell’orrore made in USA che Evil Dead Rises cita di continuo.
È una famiglia in difficoltà, lontana dal Mulino e più vicina alla modernità nostrana del punk, tra tatuaggi e spirito di ribellione semi espletato. Vediamo la tipica madre sola, creativa fin dentro le ossa, che cresce ben due adolescenti e una bambina al suo meglio nonostante una relazione fantasma con la sorella, da poco venuta a bussare alla porta della famiglia per trovare asilo (e consiglio) dopo aver scoperto di essere incinta.
Un terremoto però fa letteralmente a pezzi le vite di tutti loro, facendo venire a galla un male che si impossessa della madre dei tre ragazzi per mutarla in un agente di distruzione fuori da ogni logica. Da qui, La Casa – il Risveglio del Male prende alla lettera il suo nome italiano e ci porta in un territorio di pura malvagità, dove l’uccisione e la mutilazione sono un battito di ciglia. Raimi e Cronin formano una combinazione eccezionale che funziona a ogni goccia di sangue versato, trasformando il body horror in pura arte.
La peculiarità del male di Evil Dead tutto è che non ha il minimo freno, non può essere arrestato se non in una coincidenza miracolosa di fattori e prima che ciò avvenga quest’ultimo ha tutto il tempo di diffondersi a macchia d’olio tra i corpi morti, deturpandoli e asservendoli come mai visto.
In questo La Casa c’è una sostanziale differenza rispetto al gruppo di teenager in uno chalet nel bosco: la famiglia. La dimensione di affetto, di vicinanza nelle avversità e di stenti a cui sopravvivere mostrata nella prima mezzora del film sono gli elementi che danno le vere coltellate al cuore dello spettatore. Quell’esposizione delle vite miserabili e piene di ostacoli dei protagonisti alimenta la forza della mutilazione che di lì a poco avrebbe coinvolto ognuno di loro, salvando ben pochi sulla scia della crudeltà.
E non c’è un singolo momento in cui non venga richiamata quella prima mezzora visto che tutta la pellicola si svolge esclusivamente nelle mura domestiche del condominio.
Non credo esista incubo peggiore di vedere il proprio spazio sicuro, ovvero ciò che consideriamo casa fisicamente (l’abitazione) che metaforicamente (la famiglia), venire deturpato nei peggiori modi possibili mentre fuori tutto va assolutamente bene. Tra l'altro è un tema carissimo negli USA, dove la casa, e la sua difesa è uno dei cardini culturali.
Chi può dire di non ricordarsi i brutti sogni dove qualcosa violava la sacralità del nostro luogo più familiare? Io lo faccio, ad esempio, e La Casa – Il Risveglio del Male è stata la perfetta esecuzione di quella paranoia specifica, soprattutto perché non c’è limite alcuno da parte delle entità malevole. Quando pensi che il film non potrebbe spingersi oltre lo fa e ti scherna pure attraverso le voci infernali dei demoni rappresentati, i quali trattano tutto come un gioco dove l’unico punto è trattare gli umani come marionette senza valore i cui ridicoli fili sono rappresentati dai legami affettivi.
Fili che vengono tirati per ingannare bambine e familiari, sfruttano la repulsione del ferire qualcuno di caro come scudo per avventarsi sulle loro vittime. Ecco, più del vomito tra le budella fresche d’estrazione direi che è questa la cosa più schifosa di Evil Dead Rise, nonché la più paurosa nella vita.
Tutto funziona a dovere, soprattutto il suono e come viene sfruttato saggiamente sotto la direzione di Raimi, infatti non è estraneo ad attenzioni del genere, fino al finale che, personalmente, ha convinto davvero poco ed è risultato fin troppo prevedibile nella sua risoluzione.
Si sarebbe potuto fare di più in termini di storia? Probabilmente, forse sono io che sono un fan dei finali cupi negli horror e non in quelli in cui il “bene” vince per forza di cose dopo tot sacrifici, specie se mi viene esplicato che il male è imbattibile. Ora è rimasto da chiederci se questo porterà a un futuro fatto di altre pellicole; domanda la cui risposta è stata già esplicitata con un “Sì, se questo film va bene”. Correte in sala allora, La Casa – il Risveglio del Male merita la vostra attenzione (ma chiamatelo Evil Dead Rise per favore)