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I Trionfi del Vuoto, una rinascita epic fantasy italiana

i trionfi del vuoto

Masa confeziona un prodotto narrativo che si inerpica per sentieri tortuosi già percorsi ma lo fa stravolgendo le aspettative, i canoni e forse anche i pregiudizi di coloro che si avvicinano al fantasy italiano con timore. Acheron Books rilascia sul mercato  I Trionfi del Vuoto, un epic fantasy  che non ha nulla da invidiare ai titoli patinati del mondo anglosassone.

Un worldbuilding inedito e classicheggiante

L'ambientazione o worldbuilding (costruzione di mondi secondari, fittizi e immaginari) de I Trionfi del Vuoto è un felice connubio  tra vari elementi eterogenei che permettono al lettore di perdersi in un universo immaginifico di rara potenza. Masa miscela con sapienza la mitologia e il repertorio folclorico latino-romano (con occasionali ripescaggi dal patrimonio etrusco e sabino) per costruire la Quinta Luna  e le Quattro Marche. In questi scenari i flussi di potere magico si stanno prosciugando, infatti la fonte di tutto questo, L'Onda, sembra essere soltanto un atavico ricordo per eruditi allampanati e cultisti devoti alle antiche vie dei sortilegi.

 

  Un mondo che si sta svuotando, un' elegante similitudine ecologica, metafora di una perdita dell'innocenza delle fairylands e delle sibilline forze animiste del patrimonio religioso italico e arcaico; in queste terre aride di meraviglie soprannaturali si innestano architetture narrative solide e compatte che ritraggono un mondo che oscilla tra una Roma favolistica e un universo fantasy autonomo. La commistione di generi, come il richiamo ai quattro elementi naturali, fino ai paesaggi bucolici o ben più high fantasy porta a un lavoro di cesello, sintomo che sottolinea la cura maniacale dell'autore e di tutta la redazione alle sue spalle. 

Le Quattro Marche, illustrazione di Fabio Porfida

 

Ma come insegnava Tolkien, non basta descrivere un mondo per "sub-creare" qualcosa di vivido e tangibile, ecco perché Masa infonde vita ai suoi protagonisti facendoli parlare diversi dialetti locali, inserendo piatti e bevande caratteristici e donando a ognuno dei personaggi i tratti tipici delle loro popolazioni rappresentative. Ne il mondo de I Trionfi del Vuoto si possono incrociare i felidi, vittorie alate, fauni, ciclopi e ovviamente umani, costoro vanno a formare un bestiario degno di ogni miniatore medievale dove la componente pagano-classicheggiante rimane in tutto il suo vigore perché questi personaggi conservano i tratti salienti dei loro archetipi. Forse è proprio la progettazione che sta alla base del romanzo, che ricordo essere un esordio, permetterà al lettore di entrare in contatto con diverse sensibilità (consce o meno) del nostro hummus culturale.

Tutti i tarocchi sono illustrazioni di Fabio Porfida

Se l'esibizione di creature classicheggianti spingerà il pubblico a un revival greco-latino sarà la fine costruzione psicologica dei personaggi (il centurione Torano, il magnanimo Bronte, l'impetuosa Lierna e il folle Ales) a far tremare il nostro animo. Proprio infondendo quel pathos tragico degno del medievale Guerrin Meschino, Masa crea conflitti laceranti tra i 4 personaggi che rappresentano i principali POV (capitoli a punti di vista). Quattro personaggi come quattro sono le carte dei tarocchi che custodiscono arcani poteri indecifrabili e che vanno a colmare o a creare il Vuoto, tocca al lettore scoprirlo.

I tarocchi hanno potenzialità pittoresche e le loro ripercussioni magiche sono a dir poco visive ed evocative, il sistema magico de I Trionfi del Vuoto è particolareggiato, denso e coerente e ancora tutto da decifrare con pazienza e golosità.  La trama è difficilmente  maneggiabile, come spiegare un mondo di imprese corali e tradimenti e delusioni e ferite? Basti sapere che i quattro personaggi, emblemi vitali dei tarocchi, lotteranno contro tutto  e tutti pur di fermare l'abisso de l'Onda e per conoscere la redenzione e la pace. Personaggi apparentemente divisi che fluiscono in una macro-partita a scacchi dove gli esseri umani sono soltanto le pedine più sacrificabili. I Trionfi del Vuoto è scritto da un narratore traditore.

 

Il gioco della scrittura, imparare dai maestri

I Trionfi del Vuoto è scritto con lacrime e sudore, ma non del suo autore (oh beh, forse) ma con il dolore dei suoi personaggi che vengono sballottati tra centinaia di scenari, traiettorie vettoriali o in pozzanghere di oscuro storytelling. Quel che voglio dire è e questo romanzo risente di tutti i maggiori influssi dei grandi narratori del fantastico contemporaneo e poco anteriore.

La scrittura fluida e scorrevole, che si perde volentieri in grandi e piacevoli descrizioni, ha un ritmo volutamente lento. Ecco che il nostro autore ha frequentato la scuola de La Ruota del Tempo dove un proverbiale prolisso Robert Jordan ha scritto fiumi di inchiostro per una delle saghe più mastodontiche del nostro mondo. Masa fa vibrare il suo testo come un metronomo che riecheggia tra le pagine di Jordan ma di cui conserva le tinte immaginifiche ed evocative.

Attenti  cari miei, io vi dico solo N. K. Jemisin e la sua truffa sui personaggi... il resto è spoiler; se volete capire qualcosa leggete La Quinta Stagione!

 

Come se non bastasse  I Trionfi del Vuoto sono soggetti poi  a un exploit finale, che il sottoscritto ha denominato accelerazione di Brandon Sanderson, dove gli eventi si affastellano a una consequenzialità di plot twist, rivelazioni e conflitti risolti o appena scoppiati. Sanderson è un altro autore a cui si ispira lo scrittore della scuderia Acheron Books, ciò è evidente dalla sedimentata costruzione dei personaggi e dei loro traumatici passati (topos sandersoniano) e dei vari stilemi morali ed emotivi che serpeggiano nel corso dell'opera, come la fiducia in se stessi, la redenzione e la scoperta delle proprie potenzialità e le malattie psichiche. Ma il meglio che l'autore importa da Sanderson, senza mai scadere nella mera scopiazzatura, è il ricco e codificato sistema magico a partire dai sopracitati Tarocchi; ques'ultimi poi strizzano l'occhio alla famosa saga fantasy di Roger Zelazny Le Cronache d'Ambra.

In definitiva? I fan di Brandon Sanderson impazziranno. Anche l'Italia ha il suo epic fantasy. Ed era ora!

 

 

 

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