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Foreclosed e l’effetto CyberPunk 2077 nell’industria videoludica

È passato più di un anno dall’uscita che potrei definire più polarizzante della storia dei videogiochi: quella di CyberPunk 2077.

 

C’è chi ha apprezzato il gioco con tutti i suoi innegabili difetti e che fa ancora fatica a navigare nel mare di sterco che riguarda il titolo, difendendolo con tutto il cuore. O chi invece, non perde occasione per sparare a 0 su un ‘’Early Access’’ venduto a prezzo pieno.

 

Se CyberPunk 2077 sia un bel gioco o meno non è compito mio, e neanche quello di questo articolo, ma checché se ne dica, l’influenza che il titolo ha avuto sull’industria videoludica è imprescindibile.

Tanti titoli usciti prima, o di seguito hanno preso aspirazione dal titolo di CD Projekt RED, e oggi infatti vi parlo di uno di loro: Foreclosed.

 

Foreclosed è un indie (perché è giusto specificarlo) sviluppato da Merge Games, studio che forse ricorderete per aver pubblicato il remake del classico Alex Kidd, Alex Kidd in Miracle World DX.

 

Ma basta introduzione e parliamo del videogioco, del resto è per questo che sono qui.

Sin dai primi momenti di gioco, si respira stile nell’aria. L’incredibile comparto tecnico realizzato con il Cel-shading fa quasi dimenticare che stiamo parlando di un videogioco realizzato con un basso budget. Ovviamente non tutti possono permettersi un comparto tecnico ‘’realistico’ ’convincente, soprattutto con le nuove tecnologie che sono sempre più vicine al fotorealismo, di conseguenza l’alternativa migliore se non si dispone dei giusti fondi è quella di utilizzare uno stile caratteristico. C’è chi lo fa con la Pixel Art, e Foreclosed con la sua grafica fumettistica, ma in ogni caso, è bello vedere altre opzioni alle super grafiche dell’industria che siano sorprendenti da vedere.

Lo stile però, non si limita alla grafica, ma si estende anche nella direzione. I segmenti dove si cammina solamente sono diretti in stile fumetto, con piccole vignette che inquadrano uno scorcio dove muoverci per passare all’altro, un po’ come faceva quella Hidden Gem che è Comix Zone. A non trattenersi è la colonna sonora, veramente figa.

 

Superati i primi minuti, il videogioco dichiara tutta la sua atmosfera CyberPunk, con schermi ovunque, cavi che fuoriescono da ogni cosa e il solito contrasto Giallo/Rosso. Tuttavia, oltre l’estetica non c’è altro, non perché manchi, ma perché non ci viene detto letteralmente nulla del mondo di gioco.

 

Stesso discorso vale per il protagonista dell’avventura, la qui caratterizzazione è trascurata, e non dà l’idea di essere voluta per conferire al titolo un’aura di mistero o per permettere immedesimazione da parte del giocatore. Sembra quasi che gli sviluppatori abbiano dimenticato la backstory del protagonista della loro opera. Metaforizzando, è il meme di Due Uomini e Mezzo dove ‘’se hai dimenticato qualcosa, probabilmente non era importante’’.

 

Ma bando alle ciance e arrivo al gameplay. Il gioco è uno sparatutto in terza persona, che trova spazio anche per qualche enigma e segmento indie.

 

Sparare è l’elemento principale, quindi la domanda sorge spontanea: si spara bene? Si, si spara bene, tuttavia nei primi incontri c’è veramente poco da fare, anche perché oltre a sparare a dei nemici quasi privi di intelligenza artificiale, non c’è molto altro con cui divertirsi. Fortunatamente, avanzando si ottiene esperienza, e con questa si sbloccano potenziamenti come sfruttare la telecinesi per lanciare oggetti e persone, sparare dei proiettili che inseguono il nemico o altre cose fighe.

Di conseguenza, nella parte finale del gioco, le sparatorie sono molto più divertenti…se non fosse che stiamo parlando di un gioco che dura appena 4 ore. In un gioco di tale durata, mettere dei potenziamenti sembra quasi superfluo, e sarebbe stato ben più gradito spingere al massimo l’acceleratore e rendere il personaggio una vera macchina da guerra dal principio, così da rendere tutto più semplice.

 

O almeno sarebbe stato un modo per rendere il gioco non solo difficile, visto che sembra perennemente di giocare ad Uncharted in distruttivo, e con un sistema di check-point che sembra quasi spingere il giocatore a disinstallare. Purtroppo è come temete, a ogni Game Over si riparte tanto indietro, e costringe a ripetere interi segmenti più volte. Magari siete fan del masochismo, non faccio kingshaming.

 

Come detto qualche riga più in alto, il gioco dura poco, davvero poco, e questo non solo lenisce l’esperienza (specie se comparata con il prezzo a cui il titolo viene venduto) ma danneggia anche sulla narrazione. La storia è presentata in maniera efficace, e suscita anche interesse, solo che non c’è tempo per una progressione, per approfondire i personaggi o la città, e si arriva alla fine dove quel ‘’pezzo mancante’’ di costruzione si sente.

L’avrete capito, purtroppo Foreclosed non è buon videogioco. Dura poco, la gestione dei check-point è penosa, gli scontri sono ripetitivi e c’è a malapena una trama che anima il tutto.

 

Possiamo dire che qui, la sola influenza di CyberPunk 2077 non è bastata. E lo so, ora vi accanirete e inveendo contro di me mi ricorderete che 2077 non ha inventato un genere, che esiste Blade Runner e che è ispirato a un romanzo.

 

Ma io tutte queste cose le so già, e allora chiedo io a voi: quanti giochi del filone Cyberpunk ricordate prima che 2077 iniziasse a diventare un fenomeno dell’hype, e quanti titoli sono usciti dopo?

 

Se guardando al passato più di Deus Ex non trovo, dalla pubblicazione di quel fantomatico trailer vedo tanto. Ghostrunner, Katana Zero e Far Cry: Blood Dragon sono invece i primi 3 grandi videogiochi che mi saltano in mente partoriti dopo 2077.

 

Allora, qual è stato il ruolo di CyberPunk 2077 nell’industria? Essere la scintilla, ecco cos’è stato. Non è servito che il gioco uscisse, la sua estetica, quell’idea e il responso del pubblico sono stati sufficienti a far comprendere che nel mondo dei videogiochi c’è spazio anche per il genere CyberPunk. 2077 era la prova che quel genere poteva trovare enorme spazio nei videogiochi, e che i videogiocatori erano interessati a altri ipotetici titoli di quel filone.

E questi non si limitano a prenderne l’estetica e le tematiche per poi rifilarci il solito sparatutto. VA-11 HALL-A: Cyberpunk Bartender Action è un visual novel eppure questo sfrutta benissimo il materiale della corrente letteraria offre.

 

La lezione è che qualcosa può funzionare in un determinato ambito, serve soltanto la prima freccia che faccia nascere qualcosa di più grande, e CyberPunk 2077 è stato questo per il genere all’interno del mondo dei videogiochi.

 

La storia è fatta di tanti rompighiaccio.

 

E pensare che a me CyberPunk 2077 manco è piaciuto, arrivederci.

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