C'è un confine sottile tra commedia e horror, una membrana che permette ai due generi di far traspirare un po' dell'uno nell'altra senza che si rovinino e, spesso, anzi ne escano rafforzati. Così tanto che in un corso di sceneggiatura ho fatto scrivere alla classe una storia horror e una comica partendo dalla stessa idea di base. Che voi vi chiederete perché vi parlo di un corso di sceneggiatura in un articolo che parla di Evil, una serie tv di cui si è conclusa da poco la terza stagione. Il motivo è la premessa di Evil: un trio ben assortito indaga, per conto della chiesa, casi che potrebbero essere di possessione o comunque legati alla sfera del Male™ per capire se è necessario o meno l'intervento di un'esorcista o di un aiuto psicologico o della legge.
Ora, team contro forze del male lo potete declinare come volete, dal serissimo come quel gioiello mai troppo ricordato di Millennium, alla commedia come Scooby Doo, e tutte le sfumature che vi si trovano in mezzo. Michelle e Robert King, la coppia creativa (e nella vita) che ha ideato lo show, ha deciso di giocare un bel po' con questo confine sottile per riuscire a raccontare di come una psicologa, uno scienziato e un novizio in procinto di prendere i voti affrontano di volta in volta i casi che la Chiesa gli affibbia. Quindi abbiamo episodi dove sono paura e tensione a padroneggiare, altri dove un tono sardonico stempera la presenza di demoni che risultano quasi simpatici (se non mangiassero persone o parti di esse) e altri in cui la risata liberatoria arriva sciogliendo una tensione che fino a poco prima pareva poter sfociare solo in una spiegazione esoterica, sovrannaturale o allucinatoria. Invece forse è un misto di tutte e tre, forse altro ancora.
Se il gioco dei King, per ora, regge non è solo per la capacità di raccontare l'episodio giusto usando il tono giusto, ma anche perché stanno intessendo lungo le stagioni diverse sottotrame (forse troppe e forse poco coese tra loro? Per ora è l'unico appunto che mi sento di fare alla serie) con un cast piuttosto ampio, ben variegato e sfaccettato. Infatti se abbiamo il trio protagonista:
La Dottoressa Kristen Bouchard, psicologa forense
Il novizio David Acosta, che sta per prendere i voti e ha visioni di angeli e demoni
Lo scienziato Ben Shakir, scettico per natura ma ancora di più curioso e aperto a scoprire cose nuove
troviamo pure un bel corollario di personaggi che donano loro profondità, a partire dalla famiglia di Kristen, che ha un marito spesso assente perché guida alpina in posti estremi e quattro figlie pre adolescenti. Nonché una madre leggermente rompipalle il cui ruolo diventa sempre più intrigante col passare delle stagioni, andandosi ad annodare sempre più con un altro personaggio secondario. Un gruppo di personaggi la cui umanità viene raccontata sempre di più, mettendoli di fronte a situazioni a volte antitetiche a quello in cui credono o non credono, a volte alla prova provata di essere nel giusto.
Quando le cose si sfumano, è lì che il lavoro di scrittura mostra uno dei suoi lati migliori: per quanto estreme e a volte sorprendenti, le azioni dei personaggi sono coerenti con la loro ricerca della verità e con la quantità di dubbi e scossoni psicologici che subiscono un episodio dopo l'altro.
Ovviamente una serie che si chiama Evil ha bisogno di uno o più cattivi. Come dicevo, la presenza di demoni è data per assodata e i King tirano fuori un'altra carta che, per quanto già vista, risulta interessante nella loro declinazione personale: i demoni esistono, ci sono vari demoni che fanno parte di varie casate, alcuni umani lo sanno e decidono di lavorare per loro, alcuni demoni sono in mezzo a noi ma si sentono meglio.
Curiosamente ci sono anche alcuni legami tra demoni, corporazioni, Chiesa, media, Wall Street. Insomma i King pare ci vogliano raccontare una demonologia in cui l'inferno si è attrezzato per stare al passo coi tempi e in cui la Chiesa pare, guarda un po', due passi indietro. O forse non così tanto? Per fare questo usano un trucco semplice ed efficace: ogni episodio si apre con una breve sequenza in cui un libro antico viene aperto alla pagina dedicata a un particolare demone o peccato, per introdurre di che parlerà la storia, mettendoci quindi nell'atmosfera del racconto folk o quasi fiabesco. Ma la storia si svolge ai giorni nostri, e quindi tutto è declinato con ritmi, suggestioni, simboli e novità ben calate nella realtà del presente.
In questo senso i King rendo la serie molto molto contemporanea, non solo dando alla rete e alle tecnologie a essa legata un'importanza fondamentale in diversi episodi, ma sottolineando come i social e i media tradizionali, e le istituzioni che le utilizzano e quelle che ne sono invece più passivamente vittime, hanno reso la realtà sempre più difficile da decifrare e definire. In un presente dove le proprie poche certezze crollano, eventi paranormali cominciano a sembrare plausibili anche a chi è scienziato di formazione, e a mettere in dubbio un uomo di fede che forse le sue visioni non siano mandate da Dio, o non siano proprio visioni. Per non dire della sorta di posizione di mezzo in cui si trova una psicologa per cui quello che la mente recepisce ha spiegazioni reali, a patto che la realtà sia come lei la conosce e non sovrannaturale. Insomma, ci sono crisi e dubbi esistenziali per tutti i gusti e gli schieramenti.
Faccio il vago per non spoilerare troppo ma mi piace sottolineare come il trio protagonista venga fatto crescere lungo le stagioni, in maniera anche brusca a volte, mettendolo di continuo di fronte a crisi: della fede, della ragione, della scienza. E mettendo a volte in crisi chi guarda la serie: una volta assodato che i demoni esistono, così come gli angeli, ma anche che la mente può generare allucinazioni così vere da sembrare reali, allora un'apparizione di Cristo come deve essere considerata? E i demoni che vediamo insieme ai protagonisti esistono, e sono demoni o altro?
In tutto questo il cast è parecchio in palla, dal trio principale ai personaggi ricorrenti, con un Michael Emerson che gigioneggia il giusto dato il suo personaggio a metà strada tra il mastermind e il galoppino di alte sfere, e un'alchimia palpabile tra Colter ed Herbers, usata benissimo per sfruttare il classico "lo faranno o non lo faranno" rendendolo peraltro coerente con il tipo di ambientazione sovrannaturale e il continuo assalto al "succede davvero?" che è il filo rosso che collega ogni episodio.
Un tipo di gioco al rialzo della tensione e del desiderio che, per una volta, non suona posticcio o forzato ma aggiunge un altro fronte da cui assalire i personaggi per farne vacillare la percezione della realtà e dei loro punti fermi.
Insomma una serie che sulla carta poteva risultare involontariamente ridicola in altre mani diventa invece di volta in volta divertente o terrificante, ma trova sempre il modo di mantenere una sua coerenza "filosofica" e porre domande su bene e male più sfumate della media, frullando polverose credenze cattoliche con l'horror moderno di meme, paranoia nei confronti dei social e delle istituzioni, creepypasta e social panic di vario tipo. Ricreando, in maniera voluta o meno non posso dirlo con certezza, quello che si prova spesso sui social: il passare quasi senza soluzione di continuità da una cosa divertente a una angosciante a una rassicurante a una che non capiamo.
Come dice Ben, quasi esausto, in un episodio, mentre stura un water forse infestato, facendo compagnia alle figlie di Kristen "Cerco una soluzione per questi casi che non hanno nessun senso, e poi passiamo semplicemente al successivo.". Non dico che lo show catturi la sensazione di perdersi nel doomscrolling o la FOMO da social, ma ci si avvicina parecchio nel farci sentire scollati da un reale sempre più difficile da decodificare.
La serie è stata riconfermata e la quarta stagione dovrebbe arrivare nell'estate del 2023. Dopo il finale della terza stagione non mi stupirei se chiudessero con la quarta, mi pare che un sacco di nodi stiano arrivando al pettine.