Quando abbiamo parlato di League of Legends all'interno delle nostre pagine digitali, diciamo che non è andata così bene. Non nego che il gioco in sé non sia esattamente tra i miei preferiti, ma la ragione non è mai stata da ritrovare in quelle che sono le caratteristiche del titolo di Riot Games, bensì nella community abbastanza tossica che spesso viene nascosta sotto il tappeto, per fortuna combattuta da una frangia di persone che provano a diffondere della positività in un posto dove ogni partita è un insulto (tanto è vero che si sta rimodulando/rimuovendo la All Chat).
Quello che però è di indubbio valore, a prescindere da qualsiasi altro elemento, è il grande sforzo fatto a livello narrativo nel costruire la storia, le interazioni e il mondo di tutto quello che compone i confini metafisici di Runeterra, o in breve "la lore di League of Legends". Un aspetto che mi ha sempre affascinato e che, per un motivo o per un altro, ho sempre trovato poco valorizzato all'interno dell'economia di gioco, almeno fino agli ultimi anni dove Riot Games ha deciso di sfruttare tutto ciò che poteva per far conoscere ai giocatori la storia di campioni e nazioni.
E sono onestamente contento di veder culminare tutto questo (o forse sarebbe meglio dire che si tratta di un nuovo inizio) in un prodotto spacca-mascella come è Arcane. La primissima serie di League of Legends, la versione definitiva e longeva dei corti rilasciati finora, un lavoro mastodontico che anche solo a livello d'animazione e storytelling riesce a dare filo da torcere anche ai migliori show del momento. Non serve neanche essere giocatori: è così universalmente bella e accessibile da essere un prodotto eccellente anche per chiunque non conosca neanche uno degli eroi protagonisti. Arcane del resto è una storia di origini, un racconto che ci introduce non solo alle vicende di una serie di umani in spaccati diversi, ma anche la genesi di due delle più grandi città di Runeterra: Piltover e Zaun. E il modo in cui i racconti tra mondo e abitanti si intrecciano è senza ombra di dubbio il motivo per cui vi consiglio vivamente di guardare Arcane, poiché è l'esempio lampante di come fare un buon world building senza sacrificare gli eroi che lo compongono, e anzi utilizzandoli per esaltare le maglie sociali di due posti civicamente in contrasto.
C'è chi ha paragonato Arcane a Dishonored, famosa serie di Arkane Studios (manco a farlo di proposito) e in effetti mi sento di dare ragione a quel paragone. Entrambi ci portano a vivere ben più del protagonista dell'opera, ci racconta qualcosa attraverso piccoli bocconi e scorci, abitanti di passaggio o dettagli di contorno. In entrambi non c'è mai nulla di superfluo e Arcane questo me lo aveva già dimostrato quando a Lucca Comics & Games 2021 ho avuto occasione di visitare la mostra dedicata. Nel padiglione erano esposti bozzetti, artwork e studi, ognuno dedicato a diversi luoghi che potrete ammirare nel corso dello show nelle sue nove puntate complessive.
Pensavo di trovarmi davanti a una carrellata di ottimi lavori digitali come di solito capita in queste situazioni, ma è stato solo nei primi 10 minuti della prima puntata che mi sono reso conto che quegli stessi disegni erano stati trasposti nella serie senza neanche toccarli o adattarli, fatti diventare in movimento come se fosse la cosa più facile del mondo. E ogni puntata era un crescendo di ispirazioni estetiche e artistiche, tecniche avanzate a profusione, un'illuminazione pazzesca e una cura nel dettaglio ben oltre il maniacale. Arcane è semplicemente un capolavoro da vedere in movimento, anche scorporandolo da tutta la trama. Potreste fermare un qualsiasi fotogramma e incorniciarlo, ottenendo comunque un quadro migliore di quello che custodite gelosamente in salotto. Il lavoro artistico dietro la serie di Riot è fuori scala senza mezzi termini, non c'è un singolo momento in cui si è andato a risparmio o le animazioni sono trattate come riempitive, anzi c'è tutto uno studio su forme e movimenti da essere un buon oggetto per capire come fare delle animazioni di successo, raggiungendo lo stesso picco di alcuni episodi di Love Death and Robots, rimanendo in terreno Netflix.
Le location scelte per questa serie, principalmente legate a Piltover, sono state una trovata ottima per lavorare sul contrasto principale che contraddistingue molti aspetti di League of Legends, come l'eterna lotta tra Noxus e Damacia. Qui più che nel fantasy si scende nello steampunk con un grosso focus sulla magia unita alla scienza, o Hextech per gli intenditori. Arcane infatti è la storia della rivoluzione Hextech per mano di Jayce e a cavallo con i cambiamenti sociali o rivoluzionari mossi dalla Città Sotterranea, futura Zaun. La vicenda passa tra gli occhi dello stesso Jayce, quelli di altri scienziati come Heimerdinger e la Consulta di Piltover, e infine si arriva allo sguardo di chi è esiliato tra le ombre come le giovani Powder e Violet, più conosciute come Vi e Jinx.
La trama danza con le meraviglie della scienza e le loro pericolosità, piroetta sui tumulti della criminalità che inonda le due sorelle e ci regala numerose informazioni sulla dimensione magica e mistica del mondo di Runeterra. Un mondo frammentato e connesso solo grazie a delle invenzioni ma allo stesso tempo anche terribilmente cupo, molto di più di quanto le torri dorate edificate sugli ingranaggi di Piltover vogliono far sembrare. Arcane è una serie drammatica per tanti versi, si ride davvero poco e quando lo si fa c'è tanta amarezza nel contesto della situazione. Si affronta la deriva psicotica, l'ingenuità di voler migliorare il mondo troppo in fretta e a ogni costo, il non saper comunicare le proprie emozioni o gestirle al meglio, il peso dei sogni di ognuno e quello di tutti, un coro senza fine di spunti e lamenti che mai nelle puntate arriva a essere una cacofonia disordinata: tutto procede su una fluidità impressionante, tanto è che più di una volta la regia ricorre a delle sequenze in cui le prospettive diventano dei flash che si sovrappongono nonostante avvenimenti opposti.
La sintonia con cui sono state intessute le trame dei protagonisti è fenomenale, tanto da funzionare come fondamenta comunicanti per procedere di episodio in episodio e rafforzare i conflitti individuali e plurali alla base degli eventi clou di ogni "arco" di tre puntate. Eppure non c'è mai un momento in cui vi sentirete divisi tra le due storie, non c'è mai una fase di distacco da uno o dall'altro come magari poteva essere nel Trono di Spade, come nella Landa dei Campioni sono tutti uniti verso l'obiettivo di rivoluzionare la loro vita di stenti, chi con la magia e chi con il sangue.
Tutto è così bello che alla fine avrete il desiderio di vivere Arcane nel mondo di gioco a cui è ispirata, il problema nasce nel momento in cui non c'è davvero un posto in cui farlo. Per me questa è una prassi fondamentale, è una sorta di mantra che mi spinge a ritornare su Pillars of Eternity quando Dungeons & Dragons spinge il suo marketing, o a tornare su No Man's Sky o The Old Republic quando la fantascienza colpisce. Succede con prodotti di estrema qualità e mi è risuccesso con Arcane, la cui traslazione più immediata è il MOBA League of Legends.
Togliendo la questione della community tossica - comunque importante a mio avviso - effettivamente il gioco non propone chissà quale esplorazione della storia di Runeterra, se non tramite le ottime interazioni tra i campioni come il trio Jinx, Vi e Caitlyn. Lo stesso vale chiaramente per il MOBA da cellulari Wildrift, l'unico che possiamo dire voglia utilizzare le nazioni e le loro "storie" è il card-game Legends of Runeterra, che quindi mi trovo a consigliare più del MOBA anche per l'assenza di una chat in cui sclerare. Però la sensazione di rimanere limitati è comunque presente, non c'è nulla che trasformi i vicoli di Zaum o le fiere di Piltover in una sorta di realtà fittizia da consumare, almeno per ora.
Arcane deve dimostrare di essere un nuovo punto di partenza per rivalutare il ruolo del worldbuilding all'interno del franchise di League of Legends. I campioni sono importanti, certo, ma con la mole di persone ed esseri ormai contano più le avventure che le singole tragedie, perciò sono contento di veder sbocciare il nuovo titolo intorno al Ruined King e Arcane: questo, quasi più della competitività, può essere il futuro radioso per le creazioni di Riot Games ed è il successo globale di Arcane a mostrare la via, quella magia nascosta che deve dar vita al progresso in un posto fin troppo ancorato al suo passato univoco.