“Aldobrando”, sceneggiato da Gipi e disegnato da Luigi Critone, è il nuovo, attesissimo graphic novel di uno degli autori più importanti – se non il più importante, tout court – del fumetto italiano contemporaneo, uscito il 5 novembre 2020. Dopo la pubblicazione in Francia, Coconino porta tale volume anche in Italia: qui per la prima volta Gipi, affermatosi come autore completo, affronta un fumetto in tandem con un altro autore che lo affianchi ai disegni. Il risultato, come vedremo, è ottimo. Ma andiamo con ordine.
“Aldobrando” è una storia ambientata in un medioevo fiabesco, dove il fantastico balugina sullo sfondo senza mai apertamente sconfinare nel fantasy aperto. Lo scopriremo solo nel corso dell’opera, perché uno degli aspetti affascinanti di questo romanzo a fumetti è che Gipi ci offre un mondo totalmente da esplorare, giocando magistralmente sulle aspettative del lettore. Funzioneranno davvero le arti magiche del mentore del protagonista? E quello incontrato, è davvero uno scalcagnato nobile di un mondo decadente o un impostore?
L’ambientazione di Aldobrando, in modo cross-mediale, è quella del mondo di Bruti, cardgame che Gipi ha contribuito a creare: il fumetto gradualmente ci introduce in queste atmosfere, e man mano che si procede nella narrazione, si precisano i confini e le regole di questo mondo immaginario e favoloso: ma resta aperto, fino all’ultimo, quale sarà lo scioglimento. Perché è una fiaba, ma una fiaba adulta, una fiaba crudele come quelle originarie, una che non daremmo nelle mani dei bambini oggi. Il lieto fine obbligatorio del fiabesco disneyano non è garantito, ma al tempo stesso la brutalità di questo mondo fa risaltare in modo netto gli sprazzi di genuino, ingenuo eroismo che lo percorrono. Aldobrando, il protagonista, è un “Candide” medioevale, un “piccolo principe” calato però in un mondo per lui pericolosissimo, dove deve compiere il suo personale bildungsroman, il suo “romanzo di formazione”. Eppure il suo candore lo salva, e purifica quasi i personaggi che lo circondano, corrotti dal degrado del regno.
Il tono fiabesco di Aldobrando è del resto posto nella sua cornice ideale, quella di un Medio Evo immaginario, ma è una caratteristica comune a tutta la produzione di Gipi, il punto di arrivo di un percorso fumettistico che ha lambito anche il cinema. Le prime opere sono ambientate nella nostra realtà, “vite disegnate male” dove similmente appare la spietatezza del mondo reale e la miseria dell’umano, alternate allo stesso sguardo genuino verso il mondo di alcuni personaggi, soprattutto giovanissimi. Talvolta questo vira poi verso il post-apocalittico, che trova il suo acme ne “La terra dei figli”, o in una fantascienza aliena dal forte valore simbolico, come “L’ultimo terrestre”, tratto dal fumetto “Nessuno mi farà del male” di Giacomo Monti. In qualche modo, qui Gipi va alle radici di quel fiabesco che ha sempre percorso il suo lavoro, confrontandosi con una tradizione di fiaba crudele (ma sempre fiaba, e non verismo disincantato) che ha sempre percorso la tradizione letteraria italiana – ed europea, anche. Pensiamo a certa novellistica trecentesca, che riprende dalla tradizione orale, al Cunto de li cunti di Basile, portato al cinema, qualche anno fa, da Garrone (accentuando ancor di più l’ombra che incombe nella fiaba). O, per restare al cinema, alla lezione dei due Brancaleone, apertamente citati da Gipi in diverse interviste.
Il tutto avviene anche tramite un intenso lavoro sul linguaggio, simile a quello di opere come “La terra dei figli”, anche se più sottile, in una ricreazione di lingua al tempo arcaicheggiante e popolaresca (a partire dal protagonista Aldobrando, definito come apprendista “strego”), con qualche accenno di ironia bonaria. Nonostante i personaggi rimandino al fiabesco, e incarnino quindi degli archetipi abbastanza universali, Gipi riesce a tratteggiarli con alcune piccole sfumature che danno loro una certa vitalità.
In tutto, fondamentale è il lavoro di Luigi Critone e dei coloristi Francesco Daniele e Claudia Palescandolo. Autore italiano molto noto in Francia, Critone con quest’opera ha modo di farsi conoscere al pubblico italiano. Critone è estremamente abile a sviluppare questo "realismo fiabesco" tipico dell’ambientazione e dello stile dello sceneggiatore, ma al contempo mantenere un segno pienamente riconoscibile, elegantemente morbido e quasi smussato.
Lo supporta in questo la colorazione delicatissima di Francesco Daniele e Claudia Palescandolo, particolarmente evocativa, solitamente con un prevalere dei toni di terra, è determinante a creare – soprattutto nella resa degli scenari - la giusta atmosfera di un medioevo immaginario ma tutto sommato anche abbastanza materiale, smussando le possibili asperità della storia - in sé piuttosto dura - in quel tono di levità giocosa che le conferisce Gipi, senza mai sfociare però nella farsa, in un equilibrio raffinatissimo. Critone, in una bella intervista a Fumettologica, ha sottolineato come alcune scelte interpretative - la scelta di una sorta di "steadycam" sempre all'altezza dei personaggi, volutamente "meno epica", una certa ellissi delle parti di azione, allo stesso scopo - siano in buona parte sue, pur nella concordia con lo sceneggiatore.
Molto curato anche lo studio di espressione e recitazione dei personaggi, in cui si rivela la loro complessità. Prendiamo, ad esempio, il gigantesco Uccisore: costantemente va reso il suo essere brutale, ma al tempo stesso vittima degli eventi, senza che però questo attenui del tutto una certa carica di violenza che il personaggio continua a possedere anche nella sua evoluzione, senza mai ingentilirsi del tutto. Oppure l’abietto inquisitore, dove – in modo ancor più difficile – la perversione morale non viene resa con la deformazione del corpo, ma passa tutta per l’untuosità del volto, la mollezza ipocrita delle pose. Una recitazione che passa dunque per l’espressività del volto, ma anche per la presenza scenica dei vari personaggi, efficace nel contrasto quasi caricaturale: oltre i casi visti, la diversa bellezza dolente delle due eroine, l’inetto sovrano come sfera tondeggiante, la magrezza rachitica dell’eroe e del “cavaliere” con cui le sue vicende si intrecciano.
Un’opera, insomma, di notevole valore, che potrebbe avviare una nuova stagione nella produzione gipiana, in collaborazione magari con altri disegnatori.
Note tecniche
Aldobrando
Storia: Gipi
Disegni: Luigi Critone
Colori: Francesco Daniele e Claudia Palescandolo
208 pagine a colori - formato 21,5 x 29, cartonato. Prezzo: euro 24,00
Editore: Coconino Press - Fandango
Gipi
(Gian-Alfonso Pacinotti) nasce a Pisa nel 1963 e vive a Roma. Tutti i suoi libri sono pubblicati da Coconino Press – Fandango: Esterno notte, Appunti per una storia di guerra, Questa è la stanza, S., LMVDM − La mia vita disegnata male, Unastoria, La terra dei figli, le antologie Boschi mai visti e Il mondo moderno e l’ultimo graphic novel Momenti straordinari con applausi finti. Con Appunti per una storia di guerra ha vinto nel 2006 il premio René Goscinny per la miglior sceneggiatura e il premio Fauve d’Or per il miglior libro al Festival internazionale di Angoulême. Nel 2014 Unastoria è stato il primo libro a fumetti ad essere incluso nella selezione del Premio Strega. Nel 2015 ha pubblicato il gioco di carte “Bruti”, da lui ideato e disegnato. La terra dei figli, tradotto in 17 Paesi, ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti in Italia e all’estero; da questo libro è stato realizzato un film per la regia di Claudio Cupellini. Gipi alterna alla sua attività di fumettista quella di illustratore (tra gli altri, per la Repubblica e Internazionale) e quella di regista per il cinema (L’ultimo terrestre e Il ragazzo più felice del mondo, presentati entrambi in anteprima alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia) e per la televisione, prendendo parte con i suoi cortometraggi alla trasmissione Propaganda Live.
Luigi Critone
Nato nel 1971, ha studiato arte a Roma prima di iscriversi alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze, e si è in seguito trasferito in Francia.
Ha disegnato i primi due volumi de La rose et la croix, scritti da N. Jarry e F. Richemond (Soleil). Quindi ha lavorato con Alain Ayroles su 7 missionnaires (Delcourt).
Sempre con Delcourt, ha realizzato l’adattamento del romanzo Je, François Villon di Jean Teulé, in tre volumi. È al lavoro per Dargaud sul nuovo ciclo di avventure de Lo Scorpione, popolarissima serie ambientata nella Roma del Settecento e in precedenza disegnata da Enrico Marini. Vive e lavora a Parigi.