

Wii U avrebbe meritato un altro destino
Ancora oggi l’eredità della bistrattata console Nintendo è intorno a noi, tra giochi, console e tentativi di emulazione della concorrenza. Sì Sony, sto proprio puntando il dito su PlayStation Portal.
Spesso mi capita di leggere analisi o lodi “post mortem” su videogiochi che, all’uscita, non hanno inciso sul mercato come avrebbero dovuto fare: per esempio, con il lancio di Alan Wake 2, molti ricordano con affetto Quantum Break, definendolo come un esperimento che avrebbe meritato miglior sorte.
Volendo allargare ulteriormente il raggio d’azione di questo pentimento postumo ad altri medium, ci sono molti casi in cui un film o una serie diventano cult solo dopo tempo, segnando inizialmente un fallimento che viene ritrattato con molta pazienza e dal pubblico giusto al momento giusto; ne è un caso chiave la serie Boris, su cui perfino una piattaforma come Disney+ ha investito anni dopo l’ultima messa in onda. Molti associano quel fallimento iniziale al “canale” su cui la serie era trasmessa, ossia FOX sulla TV Satellitare di Sky, in un momento storico in cui il servizio a pagamento doveva ancora farsi strada nelle case degli italiani.
Questa volta voglio essere io a spezzare una lancia nei confronti di un flop commerciale: Wii U, la console Nintendo che fece un buco nell’acqua enorme, ma che oggi meriterebbe di essere riconosciuta per il suo effettivo valore e per l’importanza che ha avuto per gli anni a venire.
That’s it
Dopo il successo commerciale di Wii, che era riuscita a conquistare efficacemente nuovi target di pubblico a discapito dell’utenza più core e delle partnership con le terze parti, Nintendo annunciò al mondo Wii U, la sua nuova console. Più che sui retroscena e le strategie dell’allora presidente Iwata, credo che tutti gli errori comunicativi possano essere riassunti dal primo trailer ufficiale della console, mostrato all’E3 del 2011.
Nel filmato il grande protagonista è il pad con schermo incorporato, utile a giocare nel caso in cui la televisione servisse a un altro membro della famiglia o, con lo schermo principale disponibile, per diverse funzionalità extra: dal poter mirare, al giocare a dama sulla superficie touch della periferica, passando per la “scansione” dell’ambiente virtuale (grande key feature dell’allora esclusiva Zombi U). Tutto affascinante, se non fosse per un piccolo dettaglio: non si tratta della console.
Wii U è infatti un’altra scatoletta, necessariamente collegata alla corrente e dotata di un lettore DVD, che non viene mai mostrata all’interno del filmato di annuncio. Il primo che verrà diffuso su scala mondiale, dato che il lancio (sorprendentemente) prende luogo prima nel mercato occidentale rispetto al Giappone.
Chi frequenta i siti specializzati aveva sicuramente seguito l’E3, compreso l’idea di Nintendo e magari guardato al proprio portafoglio con un malinconico sorriso, ma bisogna pensare al cliente medio che non segue eventi di settore o altri canali tematici. Immaginate un padre o madre di famiglia, che vede lo spot di Wii U e non capisce se si tratta di una console o semplicemente di un altro accessorio per Wii (i negozi ne erano invasi) dal prezzo di vendita esorbitante. E per fare cosa? Lanciare shuriken allo schermo?
Iniziare con il piede sbagliato è una delle cose peggiori che possano accadere al lancio di una console, chiedete a Sony con PlayStation 3 o Microsoft con Xbox One e Kinect. Servono anni per risalire la china e allargare quella che in gergo si definisce “base installata”, ossia il numero di utenti a cui poi tutti dovranno vendere i giochi. Se il numero di riferimento è basso (Wii U non arriverà neanche a 15 milioni di console piazzate) l’investimento di produzione su un gioco è immotivato a prescindere, e poco importa quanta qualità si metta sul piatto. Senza giochi, una console ha vita breve, eppure Nintendo aveva dato il massimo per rendere felici i fan.
Di qualità nelle esclusive infatti Wii U ne aveva in abbondanza: dalla nascita di una nuova IP come Splatoon, che reinterpretava lo shooter multiplayer, all’originale Captain Toad Treasure Tracker, nato dagli stage presenti in un’altra esclusiva come Super Mario 3D World. Molti di questi giochi sono poi ritornati sotto forma di riedizioni su Switch, ritrovando il pubblico che avrebbero meritato. In questa sede basterebbe citarne uno per fornirvi l’esempio perfetto della qualità dei titoli su Wii U, e sto parlando proprio di Mario Kart 8.
Da pochi giorni si è concluso il pass stagionale del corsistico, e il numero di piste disponibili è stato letteralmente raddoppiato rispetto alla versione base del gioco, nella scia del maggior supporto al ciclo vitale di una produzione da parte di Nintendo. Il risultato è uno dei best seller di questa generazione, con oltre 57 milioni di copie vendute, stando ai dati ufficiali aggiornati al settembre del 2023.
Ho imparato che i dati, i numeri, aiutano a cogliere in maniera concreta la realtà, perché se in Switch abbiamo molti giochi qualitativamente simili (MK8, Super Mario 3D World, Splatoon e i suoi sequel, ecc.) allora il “disastro Wii U” non può essere frutto di un singolo elemento. In poche parole, e come abbiamo visto, si è trattato di un mix perfetto tra marketing sbagliato, supporto scadente degli studi esterni e idee di hardware non colte pienamente dall’utenza. La cosa divertente è che quelle idee le stiamo rivedendo ancora oggi.
Puoi copiare i miei compiti, ma cambiali un po’
Voglio essere brutalmente onesto: quando ho visto l’annuncio di PlayStation Portal, accessorio hardware Sony pensato per riprodurre in streaming i giochi della propria PS5, la mia mente è tornata a Wii U.
Portal d’altronde non è una console, ma un hardware unicamente ideato per il mirroring. Un modo per giocare, per esempio, quando la TV principale di casa è occupata, esattamente come nel filmato pubblicitario con cui Nintendo presentava Wii U al mondo.
A onor del vero quella di Sony è la risposta a un intero trend di mercato segnato da Switch, dato che in quest’ultimo periodo stiamo vedendo diversi colossi dell’industria tech e gaming presentare una grande vastità di console e PC handled. In quest’ottica, PS Portal non è altro che la risposta di un’azienda al proprio mercato, ma queste sono divagazioni che non ci interessano.
Al netto di errori di marketing, strategie commerciali e parco giochi più o meno vari, forse Wii U è semplicemente arrivata nel momento sbagliato: una console troppo avanti per il suo tempo e la tecnologia a disposizione, con un’idea troppo sofisticata per essere compresa pienamente da consumatori e addetti ai lavori. Oppure è così che doveva andare, perché serve ogni tanto una caduta per tornare con i piedi per terra e cambiare totalmente approccio lavorativo. Forse è proprio in quest’ottica, visti i risultati di Switch, che Wii U può essere considerata la più preziosa tra le console Nintendo.