The weird and the Eerie - Lo strano e l'inquietante nel mondo contemporaneo da Lovecraft a Christopher Nolan
Analizzando un ampio spettro di libri, film, telefilm e canzoni, Mark Fisher inquadra il weird e l'eerie come punti di vista "strani" nel racconto popolare
"Il tratto comune di weird e eerie è un'ossessione per ciò che è strano. Strano, non raccapricciante. Il fascino di weird e eerie non è sintetizzabile nell'idea che <<ricaviamo piacere da ciò che ci spaventa>>. Ha piuttosto a che vedere con l'attrazione per l'esterno, per ciò che sta al di là della percezione, della conoscenza e dell'esperienza comune." Mark Fisher
Se avete sempre fatto fatica ad afferrare fino in fondo il significato dei termini weird e eerie, il saggio di Mark Fischer di cui vi parlo oggi fa al caso vostro perché sottolinea proprio le sfumature in cui si muovono questi due concetti, dandone sì un'interpretazione coerente e chiara ma senza mai perdere di vista il loro essere suggestioni ben più che generi narrativi ben delineati. Sottolineatura che mi pare sia chiarita a partire dal titolo in italiano del volume uscito per Minimum Fax, che sceglie la doppia lingua: The weird and the Eerie - Lo strano e l'inquietante nel mondo contemporaneo, proprio a rendere chiaro da subito l'impossibilità di trovare una traduzione precisa in italiano delle due parole, che nel testo rimangono infatti sempre con grafia weird e eerie.
Lo stesso Fischer inizia il saggio parlando appunto di traduzioni difficili che fanno perdere sfumature, partendo dal concetto freudiano di unhelmich, tradotto in italiano come perturbante e in inglese col termine uncanny (in italiano misterioso, sovrannaturale). Secondo Fischer il termine inglese che rende meglio il concetto è invece unhomely (non familiare, estraneo). Proprio l'estraneità starebbe alla base dei concetti di weird e eerie, dice Fischer, ciascuno secondo una sfumatura diversa. Il weird è ciò che è fuori posto, quello che non torna, portando nel familiare qualcosa che normalmente si trova fuori di esso. L'eerie invece si avverte nel suo rapporto con l'assenza: quando c'è qualcosa dove non dovrebbe esserci nulla, o quando non c'è nulla dove qualcosa dovrebbe invece esserci. Due tipi di "stranezza" che generano quasi sempre nei protagonisti delle vicende, e dei lettori/spettatori, una fascinazione che li spinge a varcare una soglia dopo la quale sono costretti a mettere in discussione i propri sensi e la propria identità nei confronti della realtà.
Per dare sostegno a queste tesi Fischer analizza una lunga di serie di opere degli ultimi 150 anni spaziando dalla letteratura alla musica, passando per cinema e televisione, mostrando in che modo weird e eerie si possano trovare negli interstizi delle creazioni artistiche proprio perché non si tratterebbe di generi narrativi ma di atmosfere e punti di vista sul rapporto tra l'uomo e lo spazio in cui si trova.
Nel volume trovate quindi analizzati autori che negli anni sono diventati sinonimi del weird e dell'eerie come Lovecraft, David Lynch o Tarkovsky ma anche musicisti come Brian Eno o i The Fall, insieme a interpretazioni meno ovvie del solito di lavori di Philip K Dick o Christopher Nolan. Questa abbondanza ed eterogeneità di opere e autori analizzati è uno dei punti di forza del saggio: permette di uscire da una visione e lettura limitata dei due concetti, molto spesso legati solo a certa produzione di genere vicino horror e sovrannaturale, dando modo di vederli più come punti di vista autoriali che sono sì sfumati ma molto forti e coerenti con loro stessi e quindi utilizzabili in ogni forma espressiva. L'altro punto di forza è la capacità di Fischer di raccontare il tutto con un piglio da narratore che affascina sapendo trovare gli aspetti più importanti delle opere analizzate, sottolineando punti di contatto ma anche differenze non banali e spingendo a voler approfondire i concetti esposti o rileggere/guardare alcune opere con occhio diverso. Accennando a opere su cui si soffermerà in seguito o riportando la memoria a opere già analizzate nelle pagine precedenti gioca in un certo senso con avanti veloce e flashback dando un grand ritmo al volume, senza perdere mai il rigore analitico e la citazione delle fonti.
Il volume, tradotto da Vincenzo Perna, lo trovate per i tipi di Minimum Fax che pubblicheranno in futuro dello stesso autore Ghost of my life: Writing on Depression, Hauntology and Lost Futures.