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The Last of Us, recap del terzo episodio

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Il terzo episodio di The Last of Us, Long Long time, ci parla di amore, cura, stereotipi da abbattere e ottime fragole.

'Cause I've done everything I know to try and make you mineAnd I think I'm gonna love you for a long long time

 

Nel 2011 con “Lo faccio per amore” Jaime Lannister spingeva Bran giù da una torre nel primo episodio di Game of Thrones, lo show che avrebbe cambiato l’approccio del pubblico mainstream alle narrazioni fantasy per i dieci anni successivi.

 

Ne 2023 sempre su HBO è la volta di The Last of Us, serie tv che è stata investita in maniera ufficiosa di cambiare il punto di vista di molti sui videogiochi (sì lo so che i videogiochi non sono solo così) e l’amore stavolta non spinge, ma tiene stretti fino all’ultimo.

The Last of Us

Da qui, ovviamente SPOILER!

Questo terzo episodio, Long Long Time è forse la scommessa più grande per Druckmann e Mazin che dopo il duro colpo della perdita di Tess e alcuni cambiamenti grandi e piccoli decidono di sfidare apertamente il pubblico più attento all’ortodossia con una puntata interamente centrata su Bill e Frank, sul loro amore e su un racconto pensato per toccare il cuore e scombinare gli stereotipi.

 

La sfida è grande perché nel gioco Bill incontra Joel ed Ellie ed è un momento di svolta sia ludico, perché c’è una sorta di “boss fight” col primo bloater, che narrativo, perché Bill è molto aggressivo nei confronti di Ellie e in qualche modo spinge Joel a proteggerla. Tuttavia, è anche una fase piena di messaggi negativi proprio nei confronti del concetto di “protezione”. Bill non fa che mettere in guardia Joel, dicendogli che finirà male, che se va bene alla fine sarà deluso, se non peggio.

 

A margine, viene anche raccontata in modo un po’ goffo la quasi certa omosessualità di Bill (che definisce Frank “partner”, senza mai esplicitare che tipo di rapporto sia), ma di Frank troviamo solo il cadavere, si è impiccato dopo essere stato contagiato, e una lettera piena di risentimento verso Bill, il quale appare visibilmente scosso ma pronto a cacciare dentro di sé ogni emozione di troppo.

The Last of Us

A vederlo oggi è un momento che forse potrebbe sembrare narrativamente sbilanciato, perché l’idea di Joel che agisce per reazione ai messaggi negativi di Bill traballa un po’, ed è ovviamente l’ennesima fase action in cui a farci da spalla è un personaggio aggressivo, negativo, quasi macchiettistico nel suo essere il classico prepper isolato e chiuso alla vita. In fondo è un Joel ancora più indurito che serve al nostro Joel a cambiare.

 

Ma il Druckmann che ha scritto quella parte non è il Druckmann di oggi (e Mazin ci ha messo del suo). Il bello della serie di The Last of Us è anche questo continuo processo di riscrittura e adattamento. Questo tornare indietro e chiedersi “cosa possiamo fare meglio, cosa possiamo raccontare in modo diverso, senza perdere l’essenza, come la racconterei con la sensibilità che ho acquisito oggi?”.

 

La risposta a queste domande è un episodio tutto giocato sull’amore e sulla sovversione dei luoghi comuni. Dopo un inizio cupo in cui dobbiamo ancora digerire la morte di Tess uno stacco drammatico ci porta a vent’anni prima, quando Bill si nasconde per sottrarsi ai rastrellamenti obbligatori (e a una morte orribile).

The Last of Us

Ma come, un prepper che odia il governo, quindi un personaggio tutto meno che in linea con le sensibilità narrative di oggi, a cui viene dato ragione?

 

E mentre stiamo ancora digerendo questo momento, ecco che arriva Frank e sconvolge tutto. Ci aspettavamo il flashback di una specie di Rambo sovranista amante delle armi, con tanto di bandiera di Gadsden, ovvero un simbolo della destra libertaria americana peggiore, che vive di trappole, solitudine e machismi vari… ed ecco invece un uomo sensibile, che suona il pianoforte, che bacia, che ama.

 

Sarebbe facile dire che la figura di Bill è un dito medio a un certo tipo di pubblico e di modo di pensare. “ah ah abbiamo preso un trope degli Stati Uniti più beceri e lo abbiamo reso un omosessuale”, ma guardando meglio questa storia d’amore è un generale messaggio ad abbandonare caselle e stereotipi.

 

Perché un uomo può essere burbero, isolato, esperto con le armi e di tutte le cose che si presuppone un uomo nella prospettiva machista sa fare, ma questo non identifica ciò che ama. Una persona omosessuale non deve corrispondere ad alcuno stereotipo femmineo o di debolezza e la cura e la protezione degli altri non + è legata da quello che ti piace tra le lenzuola.

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E questo l’episodio non solo lo mette bene in chiaro a tutti, ma non prova neppure per un secondo a farsi da parte quando c’è da mostralo, questo amore.

 

Di solito quando c’è una relazione omosessuale femminile non ci si fanno grandi problemi a mostrarne gli aspetti più scabrosi, consci del fatto che un amore saffico può regalare al pubblico mainstream un gusto del proibito tollerabile, concesso e che stuzzica il pubblico maschile. Ma per quanto riguarda l’omosessualità maschile è tutta un’altra storia.
A meno che il prodotto non sia indirizzato al pubblico LGBTQ+ e molto difficile che si vada oltre qualche bacio.

 

E qua invece abbiamo Nick Offerman (che scelta incredibile, è palese che siamo di fronte a Ron Swanson di Parcs & Rec che vive il suo sogno) e Murray Bartlett che si baciano, si abbracciano, si accarezzano, vanno a letto insieme, coltivano le fragole. Un tripudio di barbe, camicie di flanella, sparatorie, canzoni e amore che non lascia spazio a dubbi.

The Last of Us

 

Ciò che rende vero questo amore è che non nasce subito, ma cresce col tempo e ha una umanissima base di interesse. Frank sfrutta l'ascendente che sente di avere su Bill per farsi accogliere in casa sua e farsi proteggere dalle sue abilità di prepper, ma alla fine il "prendersi cura", che è qualcosa di diverso e più profondo della protezione, diventa un rapporto ambivalente in cui due persone si puntellano a vicenda, diventando qualcosa di più di ciò che erano presi singolarmente: delle ottime fragole.

 

Un amore puro, vissuto a pieno, fino all’ultimo aspetto, quello che prima non c’è e dopo dà un nuovo scopo al tuo mondo.
E quello scopo passa a Joel con la lettera finale, che mette tutto in carreggiata e accompagna naturalmente i protagonisti verso la prossima tappa.

The Last of Us

In molti lo abbiamo definito un episodio spartiacque, e lo è di sicuro, perché conferma in maniera incortrovertibile che il centro di questa storia sono gli affetti e il senso che diamo al nostro rapporto con gli altri. Ma è anche uno spartiacque per la maturità del pubblico.

Può sembrare anche un episodio strappalacrime e triste, quasi in modo gratuito, ma io mi ritrovo molto nella lettura che ne fa Druckmann. Questo è un episodio felice, forse il più felice, in cui due persone si amano fino alla fine, senza lasciarsi mai, per morire assieme.

The Last of Us

E credo sia indicativo che un episodio in cui abbiamo visto tutto non ci mostri i corpi, l’ultimo abbraccio, ma chiuda nella pietà di un finestra aperta. Perché è l’unica cosa che non ci serve, se vogliamo preservare questo amore.

 

Associamo la morte a un concetto negativo e i videogiochi rinforzano questo legame, ma in un mondo devastato Frank e Bill hanno avuto l’un l’altro e hanno scelto di andarsene secondo i loro termini. Possiamo noi, che non viviamo in un’apocalisse, dire lo stesso?

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