STAI LEGGENDO : Super Giant, il Superman giapponese padre di Ultraman

Super Giant, il Superman giapponese padre di Ultraman

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Dopo il successo di Godzilla la TV giapponese ha bisogno di eroi. Prima li importa dagli USA, ma poi arriva Giant Man col suo pacco pensato per piacere alle signore

Questo articolo è un estratto del libro Tokusatsu. I telefilm giapponesi con effetti speciali dalle origini agli anni Ottanta di Massimo Nicora.

Se, storicamente, l’inizio dei tokusatsu coincide con la diffusione dei kaijū eiga (怪獣映画), i film di mostri che a partire da Godzilla sanciscono l’affermazione di uno stile e di una tecnica tutta giapponese nella realizzazione degli effetti speciali, il termine finisce poi per indicare prevalentemente le serie televisive che dal mondo del cinema mutuano tutta una serie di idee e di soluzioni che sulla tv giapponese, rinata dopo la Seconda guerra mondiale, trovano il terreno ideale per svilupparsi e perfezionarsi.

A partire dalla metà degli anni Cinquanta, due anni dopo l’arrivo nelle sale cinematografiche di Godzilla, la neonata televisione giapponese, che aveva dovuto subire un’improvvisa interruzione a causa della guerra, inizia un percorso di crescita esponenziale che la porta di lì a un decennio a diventare un mezzo di comunicazione apprezzato e diffuso su tutto il territorio, grazie al progressivo abbassamento dei prezzi degli apparecchi televisivi, all’aumento dei canali a disposizione e all’incremento delle ore quotidiane di programmazione.

Godzilla in a scene from the film. © Toho Co. Ltd. ALL RIGHTS RESERVED

Questa grande crescita, però, si scontra fin da subito con un problema contingente: mancano, infatti, le infrastrutture tecniche per rispondere a una domanda che mese dopo mese sta aumentando sempre di più. In altre parole, c’è l’impellente necessità di reperire materiale con cui riempire i palinsesti nell’attesa che gli studi giapponesi si organizzino per produrre in proprio un numero sufficiente di programmi.

In verità ci sarebbe un’alternativa, ma questa non è al momento percorribile. Gli studi cinematografici, infatti, hanno parecchio materiale nei loro archivi e potrebbero realizzare buoni profitti vendendolo ai vari canali televisivi, ma non è affatto loro intenzione favorire quello che, a ragione, vedono come un pericoloso concorrente.

Non resta, dunque, che rivolgersi all’estero e, in particolare, all’industria televisiva americana che è in grado di proporre un ventaglio di prodotti variegato e ben assortito. In primo luogo si predilige l’acquisto di prodotti per bambini, sia per il loro prezzo più contenuto sia perché il processo di traduzione e localizzazione è più semplice. È così che nel 1955 arriva Superman (1941), la celebre serie animata dei fratelli Fleischer che di fatto è la prima serie animata televisiva americana trasmessa in Giappone, seguita a ruota da altri cartoni animati.

In un secondo momento arrivano i telefilm dal vivo e i programmi per un audience più adulto che spesso finiscono per ottenere un apprezzamento anche maggiore rispetto ai prodotti televisivi autoctoni come testimonia, per esempio, il successo ottenuto dal telefilm Adventures of Superman (1952), interpretato da George Reeves e trasmesso su KRT (poi TBS) nel 1958.

 Circa il 74,2% delle persone davanti a un televisore era sintonizzata sul canale che trasmetteva questo programma, il più visto in assoluto nella storia della TV giapponese. 

Un risultato clamoroso per un prodotto di importazione che si impone grazie a un protagonista carismatico e invincibile, uno dei tanti esempi della colonizzazione culturale del dopoguerra tra USA e Giappone, nonché all’utilizzo di molti effetti speciali. Si tratta, insomma, di un vero e proprio esempio di tokusatsu americano che colpisce a tal punto l’immaginazione dei giapponesi da spingerli all’emulazione. Il risultato, infatti, è la realizzazione di nuovi telefilm i cui protagonisti altro non sono che personaggi dai poteri straordinari come Superman.

SUUUUPEEEER GIANT!

A dire il vero il primo supereroe giapponese aveva già fatto la sua apparizione – ma al cinema e non in TV – a partire dal 1957 in una serie di mediometraggi prodotti dalla Shintōhō che, per struttura e contenuti, rappresentano l’ideale anello di congiunzione tra le produzioni cinematografiche e le serie televisive che di lì a poco avrebbero riempito tutti i palinsesti. Si tratta di Super Giant (1957), meglio conosciuto negli Stati Uniti e in Europa con il nome di Starman o Spaceman.

Super Giant è in tutto e per tutto simile a un normale essere umano ma, come da copione, possiede una serie di incredibili poteri. In realtà è un cyborg alieno, creato con l’acciaio più resistente e inviato sulla Terra dal Consiglio di Pace del pianeta Emerald con lo scopo di proteggere gli uomini e difenderli da organizzazioni criminali internazionali e da pericolosi e malvagi alieni interessati a conquistare la Terra.

A differenza di Superman, non ha un’identità segreta perché anche quando cammina in abiti civili, con tanto di vestito elegante e cappello in stile detective, usa sempre il nome di Super Giant e non quello di un alter ego dietro cui nascondersi. Al polso indossa uno strano orologio che presenta sullo sfondo una cartina del globo terrestre. Non si tratta però di un semplice orologio, bensì di un dispositivo che gli consente di viaggiare nello spazio, percepire le radiazioni (l’onnipresente tema del pericolo nucleare che in quegli anni in Giappone è ancora molto sentito) e parlare e comprendere qualsiasi lingua.

Nei panni da supereroe, Super Giant indossa una tutina aderente con tanto di cappuccio e di piccola antenna che gli consente di comunicare a distanza, mentre da sotto le ascelle fino ai polsi si distendono due piccoli mantelli. Sul cavallo dei pantaloni, inoltre, presenta uno strano rigonfiamento che finisce per creare non poco imbarazzo all’attore Ken Utsui, morto nel 2014, ma che, nelle discutibili intenzioni dei produttori, doveva essere un espediente per catalizzare l’attenzione del pubblico femminile. I combattimenti rappresentano ovviamente il momento topico di ogni pellicola e sono un tripudio di calci, pugni e mosse acrobatiche e coreografiche.

https://www.youtube.com/watch?v=E37lJ8ScGUI

Super Giant è protagonista di ben nove film in bianco e nero, proiettati nelle sale giapponesi a partire dal 30 agosto 1957 al 24 aprile 1959. I diritti di trasmissione all’estero vengono poi acquistati dalla Walter Manley Enterprises che, in collaborazione con la Medallion Films, rielabora i nove film iniziali assemblandoli fino a farne quattro film per la televisione che vanno in onda negli Stati Uniti a metà degli anni Sessanta. Più nello specifico, dai primi sei film ne sono tratti tre, Atomic Rulers of the World (1964), Attack from Space (1964) e Invaders from Space (1965). Gli ultimi tre, invece, vengono riuniti in un unico film intitolato Evil Brain from Outer Space (1964). Il doppiaggio è effettuato presso i Titra Sound Studios di Broadway.

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