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Sekiro, la fedeltà e l'innovazione di From Software

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Sekiro è l'ultimo titolo della From Software, casa produttrice giapponese divenuta famosa grazie alla serie Dark Souls. Sarà all'altezza dei predecessori?

Gli amanti del genere Soulslike vivono il loro rapporto con i titoli della casa madre giapponese nei termini assoluti tipici degli amori adolescenziali: non esistono vie di mezzo quando ci si approccia ai prodotti della From Software perché incarnano il classico caso di o li ami o li odi. Personalmente, il paragone calza a pennello perché ho attraversato gli approcci impacciati, la rabbia per il rifiuto, la grande passione e l'impossibilità di stare senza l’altro. Ma questa è un'altra storia.

Oggi parliamo di Sekiro: Shadows die twice, ultimo prodotto della From Software e recentissimo esponente del genere, appunto, dei Soulslike.

Prima di proseguire, però, un inevitabile appunto: questa recensione non parlerà di tecnicismi né sarà una guida alle tattiche migliori per affrontare i tanti boss (e mini boss!) di Sekiro. Qui si parlerà dell’amore per un genere e una casa produttrice, con una panoramica sul suo ultimo titolo. Shinobi avvisato…

Sekiro - Evidenza

Procediamo con ordine.

Sekiro: Shadows die twice è un action stealth soulslike con elementi rpg, quindi – in parole povere – è un'evoluzione in senso action del genere succitato. Già solo questo cambiamento sarebbe sufficiente a tirare in ballo miracoli e prodigi. Pensateci un attimo:  abbiamo una software house capace di rimanere fedele ai suoi standard, tenere a bada la fan base (che sappiamo quanto possa essere pesante da gestire) e confezionare un gioco con sostanziali elementi di novità. Non è una cosa da tutti i giorni.

Hidetaka Miyazaki, presidente della From Software e creatore di Bloodborne e della serie dei Souls, è arrivato a tirare fuori dal suo cilindro un titolo come Sekiro dopo un percorso ben preciso, fatto di caratteristiche granitiche e di innovazioni costanti. Riuscire a conciliare questi due aspetti è stato il piccolo miracolo videoludico a cui io e tanti altri videogiocatori abbiamo assistito nel corso degli anni.

È possibile far risalire le influenze di Sekiro al filo rosso che lo lega ai suoi diretti predecessori, ossia tutta la serie dei Dark Souls (scusate se li accorpo in un unico filone) e Bloodborne.

Ciò che accomuna Sekiro ai suoi avi videoludici sono le caratteristiche che ogni giocatore che abbia preso un po' di mazzate a LordranLothricYharnam ben conosce: ci sono gli idoli a cui si prega - facendo respawnare tutti i nemici tranne i boss e i mini boss -, non è possibile giocarlo senza la concentrazione dovuta alle meccaniche di gioco, il giocatore viene punito pesantemente e si troverà a percorrere gli stessi percorsi fino a conoscerne a menadito ogni sasso, i boss ci faranno buttare il sangue e così via.

Sotto questi punti di vista, non assistiamo ad alcuna novità. Il che è un bene perché l'amante medio del genere Souls - me compreso, ovviamente - cercava esattamente queste cose.

Sekiro - Immagine 2

Sekiro, quindi, segue fedelmente la tradizione dei titoli che sono arrivati prima di lui. E come quelli prima di lui, innova e rinnova il genere.

Per parlarvi delle novità contenute nel gioco in oggetto, è necessario fare un passo indietro e fare una rapida panoramica sui Dark Souls (usando come esempio il terzo della serie) e Bloodborne, focalizzandomi sui loro protagonisti.

In Dark Souls 3 il giocatore impersonava una specie di cavaliere medievale con una pesante armatura e quindi il gioco ti insegnava ad aspettare e a cercare il momento giusto per colpire. Tutto la dinamica di gioco (o meglio, buona parte) si basava sulla pazienza, sulla capacità di attendere il varco nella difesa avversaria, nel trovare il momento giusto per colpire e poi ritirarsi dietro l'armatura, per tirare il fiato in attesa del prossimo momento di gloria.

Bloodborne ha cambiato le carte in tavola: il protagonista era un cacciatore. E cosa fa un cacciatore? È molto più veloce di un cavaliere, è paziente ma implacabile e attacca a spron battuto, senza farsi mai scappare un’occasione. Tutto questo era condensato in una apparentemente piccola ma in realtà sostanziale differenza rispetto a Dark Souls 3, ossia la mancanza di uno scudo per quasi tutto il gioco. Hidetaka Miyazaki ci ha detto, in poche parole, qui non si para, qui si impara a sparare e a colpire.

Le due esperienze di gioco, pur rimanendo simili nella sostanza avevano una serie di differenze notevoli, che si riflettevano inevitabilmente sull'approccio che il giocatore era costretto ad assumere. Se sei un cavaliere, agisci in un modo, se sei un cacciatore, in un'altro.

Sekiro - Immagine 3

E a questo punto possiamo completare il ragionamento aggiungendo le novità di Sekiro e soffermandoci su quanto abbia innovato ancora una volta il genere.

 Per completezza d’informazioni e non dimenticarmi niente, ho diviso questa parte dell’articolo in sottocategorie, così potete pure saltare direttamente a quelle che vi interessano. 

La via dello Shinobi

La chiave del gioco e il perno intorno a cui hanno ruotato tutte le modifiche del gameplay. Il protagonista è, appunto, uno shinobi, un guerriero dalle caratteristiche e dalla formazione molto specifiche: veloce, silenzioso, letale e capace di usare strumenti e trucchi a supporto delle sue azioni, il ninja che ci troviamo a impersonare dovrà padroneggiare tutte le arti di combattimento e di elusione tipiche di queste figure leggendarie. Tutto il gioco è dominato dalla curva di apprendimento di queste abilità e dalla trasformazione del giocatore in uno shinobi. Potrete evitare il nemico, ingannarlo, usare strumenti e trucchi, pur di squilibrare la postura avversaria e affondare la lama della vostra katana nel suo collo.
Ovviamente, ogni volta che proverete una strada diversa, sarete puniti. 

Verticalità

Questa è la più grossa novità del titolo, rispetto ai suoi predecessori: Sekiro vi invita a girovagare per gli ambienti sfruttandone al massimo la verticalità. Potete esplorare gli enormi livelli nella maniera che più ritenete utile, in silenzio, facendo fracasso, buttandovi a capofitto nella lotta o eliminando i nemici uno alla volta (il che offre delle grandi soddisfazioni, secondo me). Per chi, come il sottoscritto, è un completista che non abbandona un livello prima di averlo esplorato tutto, questo aspetto specifico è stata fonte di meravigliose perdite di tempo, offrendomi al contempo stupendi panorami da rimirare.

Ambientazione

Sekiro è ambientato nel Giappone del sedicesimo secolo, nel tardo periodo Sengoku, in cui il paese fu squassato da lotte intestine e diviso in tanti stati indipendenti in lotta tra loro. La From Software non si è fatta scappare l’occasione di rappresentare al meglio il periodo storico, andandosi a spulciare gli archivi e i documenti sul tema: le armature, le tecnologie e gli ambienti sono estremamente fedeli al ritratto che ci è stato consegnato dagli storiografi. Questa singola caratteristica la troverete sia nelle ambientazioni, quindi nell’estremamente grande, che nelle descrizioni degli oggetti, ossia nell’estremamente piccolo. La cura del dettaglio, sotto questo punto di vista, è a dir poco maniacale.

Giocabilità e rigiocabilità

Se avete mai giocato un titolo della From Software o anche solo visto qualche video su YouTube, sapete benissimo quanto sia comune la pratica, tra gli amanti del genere, di rigiocare le partite una volta completata la prima run. Una pratica contemplata nel software, che tara la difficoltà dei boss in base al numero della giocata (ossia, se lo giocate la seconda volta, saranno leggermente più difficili della prima, e così via). Sekiro non si sottrare alla regola in questione, diventando un gioco rigiocabile più volte. Anche perché una volta che avrete appreso tutte le arti shinobi avrete sicuramente voglia di metterle in pratica su quei boss che tanto vi hanno fatto penare nelle prime ore del gioco!

Tutorial

Chiudo con un’altra grande novità del titolo, ossia la presenza di un minimo di accompagnamento in più rispetto ai precedenti Soulslike. Fino a Bloodborne, infatti, il giocatore era catapultato nell’arena praticamente nudo, senza conoscenza alcuna né di sé stesso né del mondo circostante e l’unico modo per andare avanti e capire cosa fare era buttarsi a capofitto nel gioco, studiare, morire e ricominciare. Questa volta, complici sia la volontà di From Software di allargare il suo bacino di utenti sia la longa manus di Activision, i giocatori di Sekiro si sono trovati addirittura di fronte a un livello tutorial (sì, anche il primo boss di Dark Souls 3 aveva lo stesso scopo ma qua è dichiarato come un tutorial vero e proprio!). Il che vuol dire che in pochi minuti avete imparato tutto? Macché, il primo livello vi segnala solo qualche elemento di base, il resto sta a voi. Quindi, come al solito, studiare, morire e ricominciare. Fino alla sfinimento.

Sekiro - Immagine 5

Come avrete capito da questo articolo, sto vivendo il pieno del fuoco passionale della mia storia d'amore con questo genere. Mentre porto avanti la mia missione, giocando a Sekiro, non posso che immaginare il momento in cui proverò un altro gioco, di un’altra casa produttrice, e non sarò mai soddisfatto quanto con la cara, vecchia, From Software.
 Stavo già per rassegnarmi a elaborare questa dolorosa perdita quando ho scoperto che la casa produttrice del mio cuore ha in progetto un gioco sviluppato insieme a George Martin .

C’è speranza.

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