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Perché Car Masters è il reality perfetto

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Il meccanico, il cavernicolo, la modella e l'attore. Personaggi splendidamente assortiti e zero vergogna per il prodotto marchiato Netflix

C'è un garage un po' scalcinato in California, abitato da un mix di personaggi che rappresentano la perfetta squadra per costruirci sopra un reality. C'è il fondatore che ha un passato glorioso da costruttore di auto, una categoria che da noi non esiste: di fatto è una specie di artigiano che raccatta rottami e li trasforma in rottami che vanno forte. C'è la modella che da sempre nasconde un segreto: è un'esperta meccanica, cresciuta con le mani sporche di olio e grasso. C'è il meccanico navigato e il meccanico pasticcione, il secondo un po' più pittoresco del primo. E infine c'è il venditore belloccio, quello che trova sempre l'affare giusto al momento giusto. Detto, fatto: Netflix ci ha confezionato uno dei più incredibili reality mai visto sul piccolo schermo. Si chiama Car Masters, e il sottotitolo "Rust to Riches" (dalla ruggine alla gloria in Italia) fa capire da subito quale sarà il filo conduttore. Soldi: d'altra parte siamo negli USA, no?

5 personaggi in cerca d'autore

Come dicevamo, la più importante qualità di Car Masters sono i suoi protagonisti: troppo belli per essere veri, e infatti scavando scavando forse si scopre che proprio tutto vero non è. Ma non è questo il punto.

Mark Towle è il decano, che ha costruito la propria fortuna personale proprio nel mondo dello spettacolo: per anni è stato uno di quegli artigiani incredibili che il mondo del cinema chiama sul set per realizzare vetture identiche all'originale ma destinate a essere distrutte nelle scene più spettacolari, oppure per costruire da zero prototipi che hanno molto a che fare con la fantasia e molto meno con la realtà. Nella serie continua a ribadire che ha la sua visione, la sua estetica, la sua idea di come dovrebbe essere la macchina ideale: a guardare quanto sforna, episodio dopo episodio, è una visione decisamente primordiale di quanto 4 ruote e un motore possono fare.

 

Sfido chiunque a dire, poi, che Costance Nunes non sia stata determinante nel successo di questa serie giunta alla quarta stagione. Senza alcun dubbio è bellissima, soprattutto secondo i canoni californiani, ed è anche figlia d'arte: è davvero cresciuta tra i motori e le auto da corsa che suo padre, meccanico, preparava per scendere in pista. Possiede delle muscle car d'epoca, ha messo su un'officina specializzata in questo tipo di vetture nelle vicinanze di Los Angeles: per capirci, è perfettamente a suo agio in jeans e con la maglietta sporca di grasso mentre spurga gli iniettori di un V8, oppure sulla copertina di Maxim (c'è stata nel 2018). Tutto quanto serve a solleticare la fantasia e i desideri di tantissimi maschietti.

 
 
Michael "Caveman" Pyle (in italiano: Cavernicolo) e Tony Quinones sono un po' un mistero: nessuno sa chi siano, non sappiamo esattamente cosa facessero prima della popolarità ottenuta grazie a Netflix. Scavando su Internet non si trova granché, ma da quel che si vede online e nella serie è probabile che siano effettivamente due meccanici (sebbene con esperienze diverse alle spalle). Perfetto contraltare di Shawn Pilot, che invece navigando si scopre che è a tutti gli effetti un attore: d'altra parte il suo è un ruolo è marginale in officina, serve soprattutto a fare da collegamento tra i diversi segmenti di ciascuna puntata. Dunque, non c'è niente di male nel suo "cambio di carriera": se così possiamo definirlo.

 

Cinque personaggi molto diversi, forti singolarmente e che funzionano mescolati. Certo, ci sono dei comportamenti che sembrano decisamente forzati (mai nessuno si permette di contestare le decisioni di Mark): ma sono ben assortiti. Sono maschere perfette in cui ciascuno può identificarsi, chiunque può scegliere il proprio beniamino e seguirne le gesta. Chapeau per il casting.

Car Masters è vero come una moneta da 2 dollari

Negli ultimi tempi si fa un gran discutere in certi ambienti, e pure online, se Car Masters sia un reality vero (esiste qualcosa del genere?) o se non si tratti di un vero e proprio sceneggiato, con eventi e imprevisti scritti a tavolino. La verità è che non è per niente importante che quanto vediamo in Car Masters sia vero: le negoziazioni di Shawn sono sempre, palesemente, tutte fasulle. Non è credibile che ottenga sempre esattamente la cifra che era stata anticipata come l'obiettivo del team, non è pensabile che trovi sempre subito un acquirente per delle vetture custom che spesso sono davvero troppo esagerate e troppo estreme. La storia non è neppure verosimile, figuriamoci se può essere autentica.

 

Quello che conta davvero di questa serie non è la verosimiglianza: è la capacità dei suoi sceneggiatori di portare in scena la mentalità dei costruttori d'auto a stelle e strisce (tanto diversa da quella dei giapponesi). Una mentalità che fa rabbrividire noi italiani: siamo la patria di un'azienda come Pagani Automobili, che per volontà del suo fondatore lancia una nuova vettura solo quando ogni singolo particolare e dettaglio non è più che perfetto. Siamo la nazione che ha dato i natali a Ferrari e Lamborghini: vetture che fanno della qualità nei dettagli, della ricerca aerodinamica, della raffinatezza delle finiture il loro marchio di fabbrica. Tutto l'opposto di quanto vediamo in Car Masters.

 

Ci sono altre serie su Netflix che raccontano la stessa mentalità di questi costruttori: gente che prende un rottame, un rottame arrugginito spesso e volentieri, gli danno una ripulita e montano un enorme propulsore sovralimentato a bordo. Non c'è bisogno, come da noi, di passare una verifica di un ente pubblico per omologare quella macchina per andare in strada: quasi qualunque cosa abbia 4 ruote e un motore può essere guidato in mezzo al traffico, quindi spesso e volentieri assistiamo alla creazione di veri e propri Frankenstein che non solo noi non potremmo guidare, ma su cui probabilmente non vorremmo neppure salire per dare un'occhiata.

 

Car Masters è del tutto equivalente nella sua concezione a quei reality nei quali in 7 giorni abbattono e ricostruiscono una casa. Il più famoso, andato in onda anche da noi, è probabilmente "Extreme Makeover: Home Edition": assistiamo ammirati e commossi a quanto una squadra di carpentieri riesce a fare in una settimana, c'è sempre il momento strappalacrime finale quando la nuova casa viene svelata a chi dovrà abitarla. Ma si può costruire davvero una casa in 7 giorni? Una casa solida, durevole, probabilmente no: senza contare che la qualità dei materiali usati e delle finiture è visivamente spesso molto distante da quanto siamo abituati a trovare nelle nostre abitazioni. Il punto però non è tenere una lezione di edilizia: il punto è tenerci incollati allo schermo, e in questo il format funziona alla grande.

Il terribile prototipo disegnato da Mark Towle durante la terza stagione
Il terribile prototipo disegnato da Mark Towle durante la terza stagione

Allo stesso modo, le automobili assemblate dal Gotham Garage spesso sono visivamente abbastanza "rustiche": il peggio del peggio arriva nella terza stagione, tra l'altro funestata nella sua produzione dall'arrivo del Covid, quando inizia una narrazione attorno a una coppia di prototipi auto+moto il cui design è tutto frutto della creatività di Mark Towle. Il risultato è imbarazzante: due accrocchi di vetroresina veramente brutti, ma che il team si ostina a voler vendere per non meno di 250mila dollari (come finisce questa storia si scopre nella quarta stagione, appena rilasciata sulla piattaforma). Non è questione di gusti, sono veramente due oggetti bruttini e probabilmente anche poco funzionali (soprattutto la due-ruote): ma resti attaccato al racconto, minuto dopo minuto, perché non puoi fare a meno di chiederti dove Mark e la sua squadra andranno a parare.

Più ruggine e Costance per tutti

Car Masters è probabilmente il reality perfetto: talmente eccessivo, talmente paradossale, talmente kitsch le automobili che sfornano i meccanici puntata dopo puntata, che non puoi non amarlo. Il livello di vergogna e di continenza dei personaggi è pari a zero: volta dopo volta affermano senza tema di smentita di aver assemblato la più grande automobile, pickup, sleeper, hot road della storia. Tu le guardi, pensi "dio che patacca", e ridi con loro e di loro: va detto che nessuno sullo schermo si prende troppo sul serio, anzi spesso e volentieri faticano a trattenere le risate mentre si lanciano nell'ennesima arringa su quanto sia geniale l'idea di montare un fusto di birra come serbatoio, sul retro di una Ford Model T che hanno provveduto a sventrare e dipingere di un terribile colore pacchiano.

 

Altro aspetto da apprezzare è la completa naturalezza con cui il personaggio di Costance Nunes sia tenuto in debita considerazione nella storia: non c'è alcun caso, tranne forse all'inizio della prima stagione, in cui qualcuno senta il bisogno di giustificare la sua presenza nel Gotham Garage. Costance è un meccanico come gli altri tre, punto e basta: come chiunque altro gode della propria sotto-trama in alcuni momenti (forse è tenuta un po' ai margini nella quarta stagione), può starci simpatica o antipatica, ma è un componente funzionale del racconto. Poi ci sono dei momenti in cui la sua bellezza irrompe di botto sullo schermo, forse pure a sproposito: si va sul circuito, gli altri son vestiti di stracci e sporchi, mentre lei arriva con un vestitino corto e una perfetta messa in piega. Ma, ehi!, vogliamo davvero lamentarci per questo?

 

Aspetto sempre con curiosità l'uscita di una nuova stagione, spesso la bingio al volo appena viene rilasciata: non me la sento neppure di definirlo un mio guilty pleasure, mi pare talmente perfetto come show di intrattenimento leggero che rivendico anzi il ruolo di fan. Preferisco sempre e comunque godermi la sincera e smaccata esagerazione del Gotham Garage a qualsiasi altra docu-fiction che cerchi di convincermi che tutto quanto vedo sullo schermo è vero e reale. Cosa c'è di male nell'aver pensato, scritto e diretto, uno show come Car Masters?

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