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Pandemic: Legacy, i giochi da tavolo hanno qualcosa da insegnarci?

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Parliamo di Pandemic e della sua importanza sia nel settore dei giochi da tavolo che nella vita vera. Può un gioco da tavolo insegnarci qualcosa?

Io e Matt Leacock abbiamo una cosa in comune: una moglie molto competitiva. 

Il problema è che mia moglie mi surclassa praticamente su tutti i fronti: è intelligente, generosa, una madre eccezionale, ex atleta di alto livello… Solo sui giochi tengo botta. 

Ci capita spesso di fare partite 1 vs 1 molto accese.
 Ricordo con affetto una serata di qualche anno fa dove dopo una partita a Risiko (confesso, lo adoro con tutti i suoi difetti) andammo a dormire dandoci le spalle senza neanche darci la buonanotte.  

Una sera di molti anni fa a Matt è successo lo stesso. Stava giocando con sua moglie Donna a un gioco da tavolo con una forte componente psicologica. La tensione della partita e gli aspetti caratterizzanti di quel titolo si riversarono nel quotidiano creando tensione nel loro rapporto.

Si può litigare per un gioco da tavolo?
La risposta è semplice. Sì.

Era il 2004 circa, il virus della SARS era appena stato debellato e Matt aveva una voglia matta di giocare con la moglie in serenità. 

Fu così che nacque uno dei giochi da tavolo più famosi del mondo e che mai come oggi è di grande attualità: Pandemic.

Matt si prepara per giocare con Donna

Perché parlare di un gioco con un tema così forte in questo momento?
Perché Pandemic porta con sé un messaggio di grande attualità.

La prima cosa che dovete assolutamente sapere è che Pandemic non è un gioco competitivo ma collaborativo. Tutti contro il gioco. Il gioco contro di noi. 

Matt ha infatti elaborato un motore che muove sul tabellone di gioco quattro malattie che i giocatori dovranno debellare. I giocatori interpretano dei personaggi – medico, scienziato, ricercatore, esperto delle operazioni o responsabile dei trasporti – e dovranno, turno dopo turno, cooperare per arginare il diffondersi delle malattie. 

Si perde insieme, si vince insieme. 

Vi ricorda qualcosa?

Pandemic è un best-seller che ha venduto milioni di copie e che ha portato all’attenzione di tutti un nuovo modo di giocare. 

Ma è nel 2015 che Pandemic cambia per sempre il mondo dei giochi da tavolo. Rob Daviau, famoso game designer americano, ha appena lasciato la Hasbro. Chiama Matt e gli dice che ha una idea che rivoluzionerà il mercato dei giochi da tavolo. 

Rob vuole infatti applicare il sistema legacy (cosa già sperimentata per Risk) al gioco di Matt per renderlo una esperienza completamente nuova, irripetibile. Sta pensando ad una versione di Pandemic infatti divisa in sessioni di gioco (ogni partita corrisponde a un mese). Nella testa di Rob ogni sessione sarà differente da quella precedente e avrà conseguenze permanenti su quella successiva. I giocatori dovranno strappare carte (OH MIO DIO!), applicare adesivi sul tabellone, affrontare la morte di un personaggio. 

Un momento difficile

Pandemic: Legacy – Season 1 esce nel 2015 e scala tutte le classifiche di vendita e gradimento. Per un periodo piuttosto lungo è il miglior gioco da tavolo di sempre… e lo puoi giocare una volta sola. 

 Pandemic è stimolante, coinvolgente ed è pensato per farti vivere un’esperienza di gioco totale, dove la narrazione ti spinge a voler giocare la partita successiva per sapere a cosa andrai incontro e alle scelte che dovrai intraprendere per salvare il mondo.  

Sì perché Pandemic: Legacy è sostanzialmente un gioco di scelte, spesso dolorose, che andranno ad influire in modo permanente sulla storia. 

Bruce, è per il bene del pianeta

Matt lo dice chiaramente: per vincere serve cooperare, comunicare, tirare fuori il meglio da ogni singolo giocatore. Serve una strategia a medio-lungo termine che guardi avanti nelle sessioni di gioco. 

 “La mia speranza è che Pandemic possa fornirci un modello in questo periodo di crisi. Non dobbiamo essere tutti eroi per fare la nostra parte. Ognuno di noi ha delle abilità speciali e dovrebbe usarle per rendere la città e le serrate più sicure e più facili da sopportare” ha scritto Matt per il New York Times.

Quando il nostro presente tornerà come prima, dovremmo provare a non dimenticare come ci siamo arrivati e anche Pandemic e giochi da tavolo, forse, hanno qualcosa da insegnarci.

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