

Muscoli e pupazzi: i film fantasy che hanno cambiato gli anni '80
Alcuni sono dei classici, altri erano inguardabili, ma tutti hanno contribuito alla nascita (e alla morte) di un genere che ha dominato gli anni '80 e che oggi è tornato alla ribalta
Quanto state per leggere nasce più o meno per scherzo da una discussione sulla pagina Facebook di Nerdcore (Quindi occhio a desiderare qualcosa, perché potrebbe avverarsi NdLorenzo). Ci è sembrato interessante compilare una lista di film fantasy degli anni 80, che hanno avuto un impatto culturale considerevole di cui risentiamo ancora oggi, in parte grazie a una serie di operazioni nostalgia e in parte perché, nel bene o nel male, si è trattato di un periodo che è servito da officina di idee di cui il genere fantasy è stato uno dei veicoli ideali. Come sempre accade, il successo di alcuni titoli generò una serie di imitazioni non sempre di alta qualità. La speranza è quella di riuscire a dare una panoramica interessante e quanto più completa possibile, anche se ovviamente l'argomento meriterebbe un libro.
Procederemo cronologicamente, secondo alcune linee guida necessarie per districarsi nell'offerta: solo mondi fantasy, solo live-action, niente sequel. Farò alcune eccezioni, ma solo per film di rilevanza particolare. Ultima cosa: non è una lista dei “film più belli”, ma una panoramica che cerca di essere quanto più esaustiva possibile.
- La spada di Hok (“Hawk the Slayer”, 1980)
L’influenza grafica di “Guerre Stellari” su questo film è innegabile, sfiorando il plagio. Il protagonista indossa praticamente il costume di Han Solo, mentre il cattivo è un restyling medievale di Darth Vader. Troviamo qui tutti i capisaldi che definiranno l’eroe sword & sorcery da qui fino agli anni 90 e oltre: cupo, in cerca di vendetta, orfano, l’amata muore, ha un’arma particolare che lo identifica univocamente.
Curiosità: infilzato da una spada durante le riprese, Jack Palance volle finire la scena senza interruzioni. Bernard Bresslaw invece rimase ferito due volte: prima da un pezzo di armatura che gli si infilò tra mandibola e collo, poi da una prop di scena su cui batté la testa: sei punti di sutura. Entrambe le volte continuò imperterrito a girare.
- Scontro di titani (“Clash of the Titans”, 1981)
Questo ultimo colpo di coda dei peplum anni 60 usa estensivamente la stop motion, che però risulta in movimenti scattosi. Nel tentativo di renderli più fluidi si ricorre a svariati trucchi, tra cui quello di spalmare olio di vaselina su un vetro posto di fronte alla lente prima di ciascuno scatto, cosa che allunga tremendamente i tempi di produzione, con costi elevati. In futuro, si cercheranno altre soluzioni. Il canto del cigno di Ray Harryhausen.
- Il drago del lago di fuoco (“Dragonslayer”, 1981)
Con questo film e “I predatori dell’arca perduta”, la Industrial Light & Magic intasca due nomination per gli effetti speciali nello stesso anno. Per animare il drago, infatti, usarono la go motion sperimentata ne “L’Impero colpisce ancora”, che consiste nel riprendere un pupazzo mosso da un computer, ottenendo movimenti più realistici.
- Excalibur (1981)
L’idea di rendere l’atmosfera “da leggenda” tramite una lieve sfocatura dell’immagine e l’uso di luci particolari verrà ripresa più volte in seguito, anche da Ridley Scott per il suo “Legend”.
Curiosità #1: Helen Mirren e Nicol Williamson, che interpretano rispettivamente Morgana e Merlino, si detestavano per beghe precedenti e Boorman li scelse contando sul fatto che questa malcelata antipatia trasparisse nella loro interpretazione, rendendola più vivida.
Curiosità #2: il designer delle armature usate nel film è Terry English, che creerà, tra le altre cose, le corazze dei marine coloniali di “Aliens”, le armature de “Il Gladiatore” e la tuta di Mr Freeze in “Batman & Robin”.
- La spada e la magia (“Sorceress” 1982)
Prodotto con un budget così basso da costringere il regista a usare barbe finte da carnevale per gli attori e un pupazzo-guanto per rappresentare il leone alato nella scena madre. Irato, il regista pretese la cancellazione dei suo nome dai credits. Votato fra i peggiori 50 film di sempre.
Curiosità: il titolo originale fu scelto chiedendo a una classe di liceo di votare il loro preferito da una lista di parole sparate a caso. E intendo totalmente a caso: nel film infatti non c’è nemmeno l’ombra di una “maga”.
- Kaan, principe guerriero (“The Beastmaster” 1982)
Altro film girato in estrema economia, con attori cani e dialoghi atroci, è il primo a ispirarsi direttamente all’immaginario di Frank Frazetta, una qualità che diverrà quasi un must per i film sword & sorcery dei 20 anni successivi. Non contenti del film, c'è stato anche un seguito e una serie TV.
Curiosità: l’aquila che accompagna il protagonista rifiutava di volare a comando. Soluzione? Buttarla giù da un pallone aerostatico.
Curiosità #2: Tanya Roberts partecipò anche al tremendo film di She-Ra, ma è soprattutto nota per essere una delle Charlie's Angels.
https://www.youtube.com/watch?v=f7h7frRoAPk
- Conan il barbaro (“Conan the Barbarian”, 1982)
A parte l’essere il primo nel suo genere a ricevere un budget e un marketing da grande produzione e a lanciare la carriera di Arnold Schwarzenegger, il film di Milius diverrà la pietra di paragone con cui qualunque sword & sorcery successivo si dovrà confrontare. Dell’immaginario di Howard prende il nome e poco altro. Conan perde la giovialità del personaggio originale, per diventare l’incarnazione dell’eroe drammatico degli anni 80. Di nuovo è a Frazetta, non a caso il più prominente fra gli illustratori di Conan, che si guarda per l’immaginario visivo.
Curiosità #1: abbiamo rischiato che il film fosse girato da Ridley Scott. Fortunatamente rifiutò e la palla passò a Milius.
Curiosità #2: Basil Poledouris usò un software per editare la colonna sonora in modo che il tempo combaciasse con l’azione sullo schermo (un po’ come faceva il vecchio sistema iMuse nei videogiochi della Lucasarts degli anni 90). Fu il primo a usare un sistema del genere in un film.
- Dark Crystal (“The Dark Crystal” 1982)
L’unico modo di rappresentare in live action un mondo popolato solo da creature non umane era usare gli animatronics in maniera così estensiva da marcare una svolta epocale che getta le basi per l’uso di questa tecnologia in film del calibro di “Jurassic Park”, più di dieci anni dopo. Il Jim Henson dei Muppet e Frank Oz condividono la sedia del regista, mentre il concept grafico di ogni cosa, dalle creature ai paesaggi, è opera di Brian Froud. Da recuperare anche solo per il valore visivo.
Curiosità: lo stile particolare di Brian Froud è talmente iconico da poter essere considerato, assieme a Frazetta, una delle principali influenze dell’immaginario fantastico moderno. Se elfi, fate e “faeries” li immaginate in un certo modo, è merito suo.
- Fuoco e ghiaccio (“Fire and Ice” 1983)
Qualcuno ha nominato Frazetta? Il film di Bakshi è figlio legittimo e riconosciuto del buon vecchio Frank. Fu girato in rotoscope, riprendendo cioè attori dal vivo e usando i loro movimenti per ottenere un’animazione fluida e realistica. Qui trovate tutto l’immaginario frazettiano, portato alla vita, tra giungle intricatissime, formose fanciulle in discinte vesti, barbari in mutandoni di pelliccia e irsuti uomini-scimmia. So che si era detto niente animazione, ma questo titolo proprio non si poteva trascurare.
Curiosità: al copione collabora Roy Thomas, fra le penne più autorevoli del Conan Marvel.
- Krull (1983)
Questo film mischia le atmosfere esotiche dello sword & sorcery al gusto sci-fi della space opera alla Flash Gordon. Fu un fallimento al botteghino, ma, come spesso capita per i film di genere di questo periodo, sviluppò negli anni un seguito di estimatori che lo fecero diventare un cult. Inoltre, era l’oggetto della discussione che ha ispirato questa lista. La colpa è sua, non mia.
- Thor il conquistatore (1983)
Lo segnalo perché di produzione interamente italiana, sulla falsariga dei vecchi peplum, ma percorrendo la strada dello sword & sorcery e con lo stile di uno spaghetti western. Le vere origini dello spaghetti fantasy potrebbero essere identificate in questo film.
- La storia infinita (“Neverending Story” 1984)
Se fino a ora il fantasy live-action è stato riservato allo sword & sorcery, con questo film si dimostra che gli effetti speciali possono ormai consentire alle avventure per ragazzi di uscire dall’animazione cui erano riservate. Chi non ha ancora gli incubi per Artax nella palude? Film fondamentale per tantissimi ragazzi e grande metaforone sulla crescita.
- La regina dei barbari (“The Barbarian Queen” 1985)
Dal successo di “Deathstalker”, film a basso budget del 1983 che oggi sarebbe completamente e giustamente inaccettabile per la naturalezza con cui legittima lo stupro, nasce questo spin-off al femminile, che non manca di mostrarci scene di nudo gratuito e sanguinosi duelli girati alla bell’e meglio. Insomma, non è stato “Game of Thrones” a scoprire che “tits & gore” vende meglio. Resta interessante vedere una storia con protagoniste forti in un ruolo generalmente riservato al culturista di turno e un’inversione del cliché della damigella in pericolo, in cui sono gli uomini a dover essere salvati. Anche gli accenni allo stupro escono rafforzati dal cambio di prospettiva: ora la donna non è più mero ricettore passivo, ma reagisce e si libera dall’oppressione. Purtroppo, questa prospettiva su un tema così delicato pare del tutto inconsapevole, principalmente per il modo ammiccante con cui viene messa in scena.
- Taron e la pentola magica (“The Black Cauldron” 1985)
Seconda e ultima infrazione alla regola sull’animazione. Nota come la più cupa produzione animata Disney di sempre, visse un travagliato periodo di produzione, che vide considerevoli tagli e rimaneggiamenti per mitigarne gli aspetti più cruenti. Tale decisione è generalmente riconosciuta come la causa del fallimento del film.
Curiosità #1: i tagli furono così brutali e ignoranti, da arrivare a spezzare la colonna sonora con un salto percettibile durante la scena madre.
Curiosità #2: fu il primo film animato Disney a usare effetti speciali computerizzati.
- Ladyhawke (1985)
un regista della madonna come Richard Donner, papà di “Superman” e “Arma Letale” e un cast di attori del calibro di Rutger Hauer, Michelle Pfeiffer e Matthew Broderick consegnano definitivamente il fantasy a genere degno di una produzione di serie A e non riservata a culturisti più o meno misconosciuti e modelle di playboy. Film da antologia per l’uso delle luci, gioca su inquadrature, sovrapposizioni e distorsioni d’immagine per le scene di trasformazione.
- Legend (1985)
Fiutando il periodo buono, Ridley Scott si mette di mezzo, regalandoci un film ricercato e visivamente notevole che tenta di avere a tutti i costi una profondità filosofica esistenziale, come un ragazzino che urla a squarciagola “Guardatemi! Sono adulto!”
In pratica, è l’equivalente di quelli che i fumetti li chiamano “graphic novel” per farli sembrare maturi e importanti.
- Yado (“Red Sonja” 1985)
Pasticcio inenarrabile di cui Schwarzenegger, che qui recita la parte di Conan in tutto tranne che nel nome, si pentì pubblicamente. Se vi state chiedendo che diavolo sia successo al titolo, la risposta è semplice: pensando che avrebbe attirato più pubblico, usarono il nome del personaggio di Schwarzenegger, inspiegabilmente reinventato (in originale è Kalidor). Non è il peggior film fantasy degli anni 80 perché esiste “La spada e la magia”.
- Labyrinth - Dove tutto è possibile (“Labyrinth” 1985)
Subito dopo aver finito “Dark Crystal”, avviene più o meno questa conversazione:
Jim Henson - “Ehi, è stato bello lavorare con te. Dovremmo rifarlo.”
Brian Froud - “Volentieri, ma la prossima volta voglio che sia pieno di goblin!”
Uno dei fantasy per ragazzi più famosi di sempre nasce così, nel retro di una limousine. Al botteghino fu un flop clamoroso, ma ciò non gli impedì di diventare oggetto di culto in anni successivi per l’incredibile immaginario visivo che ci presenta e perché tutto ciò che prevede David Bowie diventa culto.
Curiosità: il gufo della sequenza d’apertura è il primo tentativo di rappresentazione CGI fotorealistica mai apparso in un film.
- I dominatori dell’Universo (“Masters of the Universe” 1987)
Nato dalla costola del cartone animato nato dalla costola dei giocattoli Mattel, questo film fu un disastro, principalmente perché sarebbe stato impossibile far rientrare nel budget una versione live action fedele al materiale originale. Non aiutarono i tempi strettissimi, ulteriormente accorciati all’ultimo e senza preavviso, costringendo regista e attori a girare il duello finale in fretta e furia. Risultato: è una delle peggiori trasposizioni di sempre, con uno dei duelli finali peggiori di sempre.
- (bis) La storia fantastica (“The Princess Bride”, 1987)
Nato dall’omonimo romanzo del 1973, restò in un limbo di produzione tanto lungo da veder saltare le sedie di due produttori esecutivi interessati al progetto. Non uno straordinario successo di botteghino, divenne nel tempo un classico che ancor oggi, tra meme e riferimenti vari, rimane tra i film più citati di sempre. Notevole per essere pressoché privo di effetti speciali, se si escludono i topi giganti, che erano nani in costume. Curiosità: solo tre anni prima, André the Giant aveva lottato contro Conan, ma quando girò questo film le sue condizioni si erano aggravate al punto da dargli notevoli difficoltà a reggere il proprio peso e Robin Wright dovette essere assicurata a cavi metallici per far sì che sembrasse essere sorretta dal gigantesco Fezzik in una delle scene del film.
- Willow (1988)
Una favola classica, trasportata su schermo. Fu il primo film a utilizzare la tecnica di “morphing” della ILM per le scene di trasformazione. Da qui in avanti, fino all’uscita de “La compagnia dell’Anello” nel 2001, il fantasy verrà considerato esclusivamente un prodotto per ragazzi.
Entrati negli anni 90, il trend iniziato con “La storia infinita” si conferma irreversibile e, tranne scialbi sequel o cloni che nulla aggiungono all’ormai stanco paradigma dell’eroe in mutandoni di pelliccia che ha sorretto il genere sword & sorcery negli anni 80, i film fantasy di questo periodo sono rivolti esclusivamente ai ragazzi. Fra i vari titoli, ne voglio menzionare tre: il primo è “Hook”, con cui Steven Spielberg dimostra di aver fiutato quale sia la direzione da prendere e ci propone una storia per bambini in tutto e per tutto. Tra le varie curiosità, l’attrice Glen Close ha un piccolo cameo nella parte di un barbuto pirata che viene chiuso in una cassa assieme a due scorpioni vivi.
Il secondo è “Dragonheart”, che ci regala Draco, la prima creatura protagonista interamente realizzata in digitale, provando una volta per tutte quale sia il futuro del cinema. Da ora in avanti, non si tornerà più indietro.
Terzo e ultimo è “La Mummia”, del 1999. Questo remake rocambolesco del celebre classico è il vero quarto Indiana Jones. Gli effetti digitali sostituiscono quasi del tutto quelli pratici: siamo all’inizio di un periodo di fascinazione verso il digitale totale da cui ci stiamo scollando solo ora e con fatica, ma serviranno almeno altri 15 anni di intensificazione dell’uso del digitale per arrivare alla conclusione che l’impostazione ideale è un mix di tecniche.
Vorrei menzionare, prima di chiudere, “Hercules” e “Xena”, vale a dire i due prodotti fantasy più iconici della fine degli anni 90, che hanno dimostrato la capacità del genere di funzionare come contenitore narrativo universale, in cui si può sperimentare senza freni di sorta, attraverso qualunque soggetto e commistione di genere.
Bene, con questo chiudo la lunghissima carrellata. Secondo voi, ho lasciato fuori qualcosa di importante? Fatemelo sapere nei commenti!