STAI LEGGENDO : Lucca Comics and Games 2024 - cambio della guardia

Lucca Comics and Games 2024 - cambio della guardia

Condividi su:

L'inevitabile analisi di quello che oggi viene definito il più grande community event dell'occidente, o qualcosa di simile.

Venendo via da questa Lucca Comics & Games 2024 mi chiedevo quando arriverà il prossimo grande cambiamento che ne cambierà nuovamente la faccia.

Dovete sapere che il polso delle tribù di Lucca ce l’hai spesso la sera, quando restano quelli che si fanno più giorni. Quindi chi ci lavora e chi ci ha investito tempo e denaro. E tutte queste tribù tendono a trovarsi e separarsi in piazza anfiteatro. Con una divisione in quadranti abbastanza rigida.

Da una parte ci trovi il mondo del fumetto e del gioco di ruolo, un pubblico tendenzialmente di persone over 30, anche over 40, che chiacchiera, si stringe la mano, si saluta, magari fissa per il giorno dopo, magari si parla di quel progettino che ti dicevo. Poi ci sono i cosplayer, che stanno dalla parte opposta. Bevono, fanno casino, chiacchierano, si fanno le foto. Questo gruppo di solito si mescola con quello più recente dei creator più o meno famosi. Fanno gruppo, fanno altri selfie, altre storie. Negli ultimi anni si è aggiunto un rumoroso insieme che non riesco bene a definire: un po’ sono appassionati di anime, un po’ forse cosplayer o semplici visitatori che cantano per tutto il tempo le sigle dei cartoni animati che vibrano dalle casse di uno stereo.

L’ultima sera di Lucca i fumettisti erano tutti andati via o quasi e il loro spicchio era vuoto e buio come lo stand di Squid Game che occupava la piazza. La posse di Giorgio Vanni cantava a squarciagola. Ed è guardando questo vuoto e questo pieno che  mi son chiesto quando la generazione cresciuta a pane sigla di Dragon Ball, che ha piano piano soppiantato quella cresciuta coi Dylan Dog, Cristina D’Avena e il fumetto classico, lascerà il passo a quella cresciuta con altre forme d’intrattenimento. Magari Roblox, magari un’anime che ancora non è neppure uscito.

Una Lucca, molte Lucca

Chissà, forse i numeri di quest’anno ci parlano proprio di questo, ma ovviamente anche di altre cose, perché fare un bilancio di una manifestazione così grossa è qualcosa a metà tra la finanza e l’interpretazione del volo degli uccelli, in cui migliaia di voci si mescolano e difficilissimo te ne può uscire una risposta chiara.

Perché se è vero che esistono tante Lucca Comics quanti sono i suoi visitatori è anche vero che esistono tanti bilanci di Lucca Comics quante sono le persone che passeggiano per le sue strade a cavallo tra ottobre e novembre. C’è chi ha avuto la miglior manifestazione di sempre perché se l’è goduta col sole e qualche giorno meno accalcato, chi grazie al clima ha potuto vedersela senza morire di bronchite, chi ha venduto troppo poco perché c’era poca gente e chi ha venduto bene proprio perché c’era poca gente. Chi ha trovato il suo ospite preferito ed è felice, chi se l’è fatta in coda per uno stand che tutto sommato non era un granché, chi è stato coinvolto in iniziative e panel e quindi grandi organizzatori perché volete me, chi invece non viene considerato e allora buuuh.

La mia è stata una Lucca bella, come sempre la Lucca di un privilegiato, ovvio. Meno vissuta sui palchi e più nelle strade nelle interviste, nelle chiacchierate e con la redazione di N3rdcore. Ogni anno penso che Lucca ti dia qualcosa e si prenda qualcosa e il bilancio è tale per cui ti viene sempre voglia di tornare. L’anno scorso mi diede la presentazione di Vivere Mille Vite in una sala piena, il panel con Yu Suzuki e stringere la mano a Manganiello prendendosi il mio sistema immunitario, quest’anno meno riflettori ma un bel clima, spazi vivibili, Pajitnov e Rogers, parlare di Dungeons & Dragons sulla Rai, dipingere con amici. Abbiamo scritto cose e altre ne scriveremo.

Non c’è niente da fare, sarà pure una relazione tossica quella con Lucca, una relazione in cui anche se sai che spendi troppo e ti stressi non puoi fare a meno di starci, ma rispetto a molte relazioni tossiche le sensazioni che rischi di vivere se ci sei tendono a valere la scommessa. Anche perché è di relazioni che è fatto il cuore di manifestazioni così.

La gente che si raduna sulle mura, nei prati e nelle piazze per stare assieme, la gente che gioca nel padiglione Carducci, la gente che fa la coda assieme. Per quanto tutto sia merce quella roba là ancora non la puoi comprare del tutto, perché puoi sempre venire a Lucca per fare un saluto ai tuoi amici e non comprare il biglietto.

La verità è che vado a Lucca per stare con gli amici e solo dopo sperare di raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissato.

Una cosa è certa: così come non è più la manifestazione di un certo tipo di modo di intendere il fumetto e la cultura popolare, da anni non è più una manifestazione rifugio per gente fuori dal mondo, non è più quello spazio dove mi sentivo a casa per qualche giorno l’anno e potevo essere veramente me. Sono sicuro che per tante persone lo sia, forse per chi vive in determinate minoranze, ma per la maggior parte dei nerd non son più i tempi dove si fatica a trovare altri come noi. Se una volta Lucca era rifugio oggi è moltiplicatore, mercato, evento, stato dell’arte e specchio di culture e subculture.

Bene nonostante Lucca

Dietro i numeri di quest’anno ci possono essere molti motivi. Qualcuno potrebbe dire che le polemiche dell’anno scorso hanno pesato ma io penso proprio di no. Quel risvolto culturale non è minimamente contemplato da chi viene in fiera per una firma o vestirsi da Dragon Ball. Quest’anno per fortuna le cose sono andate un po’ meglio, anche se magari è vi sfuggito che grazie a Gianluca Costantini è stato assegnato un premio postumo a Mahasen Al-Khatib, fumettista e artista palestinese uccisa da Israele in un raid a Jabaliya.

Tolta la questione politica è probabile i numeri di quest’anno siano frutto di una serie di concause, tra cui la più palese è senza dubbio il fatto che siamo tutti più poveri e 2000 euro per una settima tra le mura della città, solo di casa, senza contare gli acquisti, magari non ce li hanno tutti. E quei tutti poi magari non hanno voglia di fare code enormi, sperando di poter ottenere le briciole lasciate dai bot dei bagarini che si sono presi tutti i posti, tutti i firmacopie, tutti gli spazi su cui è possibile speculare.

E forse il livello medio delle altre fiere si è un po' alzato e qualche super ospite me lo becco pure là, idem i fumetti che cerco, anzi per quelli c'è proprio la fumetteria dietro casa. Continuo a pensare che dei video che anticipino alle persone cosa possono vedere o comprare in determinati stand sarebbero una gran soluzione per snellire le code.

Forse ha pesato anche il fatto di puntare tutto sul superospite Yoshitaka Amano, facendo però la sua mostra a Milano, perché fa più bello, lasciando a Lucca solo il padiglione dove, ovviamente, spender soldi. Sotto questo aspetto ammetto di aver anche mal digerito l'utilizzo del Kickstarter per generare ulteriore divario tra chi ha i soldi e chi no con uno strumento che dovrebbe sostenere i progetti dal basso. So che non è così da tempo ma resta per me assurdo lo strumento. Non è che se il kickstarter falliva non facevano la mostra. Però ci han preso un sacco di soldi quindi, nel contesto culturale attuale, hanno ragione loro.

Resta però il fatto che Amano, al di là del suo enorme valore artistico, forse non è un personaggio così mainstream come tanti altri. Non ti fa l’effetto di un Tim Burton che saluta la piazza, per capirci. Detto questo, l’offerta culturale comunque era ampia e interessante, la mostra su D&D era un capolavoro di allestimento, l'Area Performance uno spazio magnetico in cui sarei stato ore a vedere la gente che dipingeva, alcuni panel spettacolari, su altri mi parlano di moderazioni un po’ poco preparate, ma può capitare.

Forse in questi numeri comunque c’è anche di mezzo il processo di normalizzazione di cui sopra. Lato fumetti, la maggior parte di quello che posso comprare in fiera lo compro a casa e il resto non sarei disposto a fare la fila per comprarlo. Gli sconti sono quasi del tutto assenti, solo l’area game del padiglione Carducci ne fa ancora. E forse altri eventi più vicini al pubblico sono sufficienti se devi soddisfare il tuo bisogno di un certo tipo di atmosfera, posto che quella di Lucca non si batte.

E se l’anno scorso dicevo che improvvisamente organizzatori e partecipanti erano diventati grandi perché messi di fronte alla complessità del mondo a causa del genocidio palestinese, oggi forse posso concludere che la seconda sveglia è arrivata con il calo di presenze. Che però spero non sia visto come crisi ma come naturale corso delle cose.

Le speranze del futuro

Il risultato è che stata una Lucca molto vivibile, ma questo grazie a una serie di fattori che non dipendono dall'organizzazione, come il meteo e le presenze inferiori, ma da cui l'organizzazione stessa può partire per fare sempre meglio. Personalmente credo che non abbia molto senso ricorrere costantemente il record. La crescita infinita non è qualcosa a cui puntare, penso che anche chi organizza sia assolutamente d'accordo. Arriverà il punto in cui Lucca toccherà il suo punto di equilibrio e forse ci siamo. Adesso c'è da calibrare l'offerta (considerando che le code sono una cosa normalissima per questi eventi, non puoi certo sperare di invitare dei vip senza prevederle), gli spazi e i tempi per trovare una forma di bilanciamento, consci che non si potrà mai accontentare tutti per il discorso di cui sopra. Se trovi ciò che vuoi è la miglior Lucca del mondo, se non lo trovi è una merda.

Non voglio dare consigli né ammonire chi la organizza, non saprei come farlo ed è sempre un casino governare quel guazzabuglio di interessi che si mescolano, satrapie, amicizie ed esigenze politiche e commerciali. So anche che è praticamente impossibile sperare che ci sia un intervento sugli affitti, non vivono nel paese degli arcobaleni, non possiamo mica pretendere che Vietina si metta contro il libero mercato. Ultimo piccolo appunto: bene l'idea di coinvolgere degli sviluppatori di videogiochi indipendenti, un po' meno brillante l'idea di metterli in fondo all'area cosplay dietro gli stand del cibo. Perchè se non ci fossi entrato avrei pensato che era un'altra area cibo.

Tutti questi miei ragionamenti vanno poi tarati su un discorso che si fa ancora una volta economico. Se Lucca Comics costa tanto a noi costa tanto anche a Lucca, almeno a quanto pare, al netto rimpalli di numeri tra Lucca Crea e Lucca Holding, da quello che leggo in questo interessante articolo di Itomi da cui cito:

il Totale valore della produzione e cioè il totale delle entrate corrisponde a 12.607.799 Euro

il Totale costi della produzione cioè il totale dei costi sostenuti corrisponde a 12.331.621 Euro

l’ Utile dell'esercizio corrisponde a Euro 200.819,80 Euro dopo gli adempimenti fiscali

Quindi, ho solo una speranza al netto dei conti economici: che visto come si stava bene nei primi giorni, si punti a una Lucca più vivibile, più serena, meno speculativa, con un’app che evita il bagarinaggio folle, in cui ci si renda conto che magari un po’ meno gente non suona bene nel comunicato stampa finale ma suona benissimo se quella gente può vedere più cose, entrare in più stand, sfogliare più albi, che non conosceva e magari comprarli.

Foto in giro mie, di Capitan Troll e Martina

related posts

Come to the dark side, we have cookies. Li usiamo per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi