

House of the Dragon S01E03 - Il confronto
Alla terza puntata e dopo anni di dominio incontrastato il Casato del drago deve affrontare il suo peggior nemico: LA CONCORRENZA
Con il nuovo episodio di House of the Dragon per la serie HBO inizia il periodo più difficile della sua storia che amorevolmente ricordiamo essere iniziata con Game of thrones in quell’epoca lontana in cui si diceva che in tv il fantasy non si poteva fare, che le limitazioni tecniche erano troppo grosse per gestire sensatamente una lunga epopea pseudostorica e che confrontarsi con un genere prettamente cinematografico avrebbe portato ad una drammatica rottura di ossa per la serie tv.
Non fu così e il resto è storia ma in questo periodo di interregno tra la fine di GoT e l’inizio di HoD molte serie hanno provato a colmare questo vuoto e almeno una volta all’anno chiacchierando di serie tv ci siamo trovati a dire ad alta voce e davanti a tanti testimoni “questa è la mossa Game of thrones di *emittente*”. Tra i vari tentativi impossibile non segnalare roba invereconda come Britannia (mollata credo tra il terzo e il quarto episodio), ma sono sicuro che tutti abbiamo almeno una volta posato lo sguardo su di una serie con quelle ambizioni.
Ambizioni che chiariamoci, non sono altro che allargare legittimamente il ventaglio delle situazioni che possono accadere in una qualsiasi soap opera in lingua spagnola e che normalmente tratteremmo con disprezzo e sufficienza. Insomma, queste grandi epopee fantasy cosa sono se non soap opera dove qualcuno ha le orecchie a punta, a qualcuno viene staccata la testa di netto dal collo con una spadata e una grossa lucertola rade al suolo un villaggio con una fiammata?
Soap opera oppure porno, dipende dai punti di vista.
Oppure Harmony con una world building.
E cosa è il Poke se non un’insalata di riso col tonno crudo invece che sott’olio?
Episodio 03
Dopo anni in cui GoT si è pacificamente beata di essere una serie da abbattere per quanto mi riguarda ha trovato finalmente pane per i suoi denti ne Gli anelli del potere di Amazon Prime (vi rimando all’articolo di Luca Annunziata che ha avuto la fortuna di assistere su grande schermo alla proiezione dei primi due episodi in anteprima).
Per House of the Dragon non significherebbe niente, se non fosse che il bacino di utenza degli spettatori delle due serie è lo stesso (un generico insieme FAN DEL FANTASY) che probabilmente si accoltelleranno scatenando uno di quelle sanguinose faide che ci ricordano di quanto l’internet sia posto terribile in cui scambiarsi opinioni.
Senza entrare nel merito de Gli anelli del potere perché non è questo il luogo e ho promesso che in questi post settimanali sarei stato sintetico, il confronto è ingeneroso, nonostante lo “scontro” in alcuni frangenti è più equilibrato di quanto sia legittimo aspettarsi viste le forze economiche in gioco.
Soprattutto perché House of the Dragon sembra avere capito che ad ogni episodio deve salire di marcia, imprimere alla storia un’accelerazione se non costante comunque percepibilmente progressiva e offrire una pietanza che sia nella durata dei suoi 50 minuti e rotti, equilibrata tra chiacchiere e azione, intrighi e massacri, purtroppo senza mai eccedere su questi ultimi e con una spiazzante ricorsiva verbosità sui primi. Si parlano addosso molto più di quanto sia legittimo per spiegare un concetto (nel caso specifico “l’importanza per la successione del matrimonio della principessa”) tanto che queste discussioni occupando il blocco centrale dell’episodio mi hanno ricordato un’altra delle mie serie britanniche del cuore, la splendida Downton Abbey.
È un problema, non è un problema, lo lascio decidere a voi. La sensazione che ho avuto io è che tutto avrebbe potuto tranquillamente essere asciugato per evitare l’ennesimo discorso sulla successione che ormai ci ha un po’ abbuffato.
Di contro al blocco centrale, la puntata si apre e si chiude con la sottotrama della repressione della ribellione della Triarchia e con un balzo temporale anche importante di tre anni, a voler sottolineare nuovamente l’intenzione di accelerare gli eventi per arrivare alla ciccia. Figuriamoci se avessero intalliato per tre anni…
BEST IN SHOW: nonostante una sequenza molto importante che lo veda protagonista, Daemon non è il migliore della puntata, ha fatto “troppo poco” e mi aspetto di veder spuntare su internet la solita manica di scienziati ed esperti di tattica che si lamentano di come sarebbe dovuto morire male immediatamente messo piede a terra all’inizio della scena finale, e ringraziando dio non è il mio caso sollevare un questioni di razionalità in una serie tv dove ci sono i draghi.
Perciò voglio dare il premio di miglior personaggio dell’episodio al Nutrigranchi che si è sacrificato per noi per ricordare al pubblico che il villain è una funziona narrativa, come il macguffin, che serve solo a spostare le pedine in una determinata direzione ed innescare l’azione e il conflitto.
Tutto quello che ci serviva di sapere di lui era perfettamente espresso dal suo character design e delle poche scene che lo hanno visto protagonista, non il chi o il perché, ma è il come che lo definisce.
Non importa che sia muto, non importa che sia morto male e fuori scena, il suo lo ha fatto.