Due punti di vista differenti sulla nuova serie tv di Amazon Prime Video, Fallout. Felice, che ha giocato la saga videoludica della Betheda e Luca, che non si è mai approcciato a quel mondo.
Giovedì 11 aprile è approdata su Amazon una nuova serie tv tratta da un videogioco: Fallout.
Devo essere più preciso, a rigor del vero. Fallout non è semplicemente un videogioco, è un’opera che ha cambiato radicalmente il modo di intendere un’ambientazione (quella post-apocalittica), un genere videoludico (gli rpg) ed è stata fondamentale per lo sviluppo di tutti i prodotti open world che l’hanno seguita.
Una delegazione della redazione di Nerdcore è stata invitata all’anteprima delle due puntate di apertura e poi ha deciso di sacrificarsi fino in fondo per questa recensione, bingiando tutta la prima stagione. Poiché i due partecipanti alla serata – e i due autori di questa recensione – hanno due approcci diversi, abbiamo deciso di lasciarli entrambi, perché rappresentano tutto il pubblico che si avvicinerà a questa serie.
Felice – Il punto di vista di chi ha giocato a Fallout
Ho cominciato a giocare a Fallout dal capitolo che ha permesso alla saga di diventare un successo glocale, ossia il terzo. Da quel momento, non me ne sono più staccato e ho seguito le avventure degli abitanti dei Vault sparsi per il mondo e della Zona Contaminata con crescente attenzione.
Quindi, come sempre capita in questi casi, mi sono avvicinato alla serie TV omonima su Amazon Prime con un misto di emozione e cautela. Sapendo quanto sia complessa l'ambientazione post-apocalittica dei giochi, ero curioso di vedere come sarebbe stata adattata per lo schermo.
Faccio una premessa, doverosa in casi come questi. Non sono un amante della ricerca della totale fedeltà all’opera originaria: sono ben consapevole che, quando un prodotto passa da un medium all’altro, qualche aspetto dovrà essere “tradito”. È una regola del gioco che ho accettato e metabolizzato. Quello che mi aspetto in operazioni di questo genere, al di là del prodotto ben realizzato, è riuscire a trasporre un certo spirito che si respirava nell’originale anche nel prodotto derivato.
E la serie tv riesce a farlo alla grande.
La serie ci trasporta nel mondo devastato della Guerra Nucleare, con una ricostruzione visiva che richiama le atmosfere iconiche dei giochi. Le rovine, gli abiti stravaganti e i dettagli post-apocalittici sono realizzati con cura, portando in scena ottimamente il mondo di Fallout.
Senza farvi alcuno spoiler, vi dico solo che i primissimi minuti della prima puntata hanno la stessa atmosfera dei primi minuti del quarto capitolo della serie videoludica. La spensieratezza di questo finto boom economico, le notizie su una guerra in sottofondo e poi la luce accecante che invade tutto. Nel giro di poco ci troviamo sottoterra, al buio del Vault e io mi aspettavo di dover scegliere le fattezze e le caratteristiche del mio pg, tanto ero calato in quel mondo.
L’atmosfera della serie videoludica è resa molto bene, sia grazie al tocco del regista (i primi due sono girati da Jonathan Nolan), con i suoi slowmotion non abusati riesce a sottolineare il grottesco in scena, sia grazie agli attori, che riescono a recitare sulla sottilissima linea che divide il grottesco dall’eccessivo con maestria di equilibristi navigati.
Su tutti spiccano Walton Goggins che praticamente apre la serie e Kyle MacLachlan che diventerà il MacGuffin che spingerà la figlia – interpretata da una credibilissima Ella Purnell – a lasciare le sicura mura del Vault 33 per calpestare le aride terre desolate del mondo radioattivo.
Senza dilungarmi troppo, faccio solo un ultimo appunto che secondo me da solo vale la pena tenere presente, per tutti gli amanti della serie videoludica.
Gli autori della serie hanno avuto una grandissima attenzione ai dettagli, mentre componevano l’enorme puzzle di questa nuova serie tv: dalla colonna sonora in puro stile anni ’50 ai rumori degli oggetti di scena (il Pip-Boy e lo Stimpak su tutti), passando per i costumi, le armi, la ricostruzione della Zona Contaminata e della città, tutto rientra a pieno titolo – e con grande amore – nella mitologia di Fallout.
Insomma, una prima stagione che da un lato accontenta pure i fan duri e puri, dando loro un pezzo di storia che nei videogiochi è sempre mancata, dall’altra permette anche a chi ha adorato la saga di ritrovare l’umorismo e le caratteristiche visive che l’hanno resa un grande successo.
Luca – Il punto di vista di chi non ha giocato a Fallout
Per me questa prova è stata particolarmente difficile. Un po’ perché venivo fuori scottato dall’esperienza de Gli Anelli del Potere, altra produzione Amazon molto promettente che però mi avevano affascinato nei primi due episodi e poi si era appisolata praticamente già dal terzo in avanti. Un po’ perché, non essendo un fan accanito del videogioco, temevo l’effetto spaesamento: per fortuna, niente di tutto questo è accaduto con Fallout.
Fallout è una bella serie: il merito è senza dubbio di Nolan (Jonathan: il fratello, non QUEL Nolan), che aveva già dato un bel contributo a Westworld oltre che ai film del più celebre congiunto. Si vede il tocco di uno showrunner di talento (precisiamo: c’è anche la moglie Lisa Joy, altrettanto brava), si vede che c’è un buon lavoro di analisi del materiale di partenza ma con l’intenzione di trasformarlo in un prodotto per un media differente.
Non era scontato, ma ha funzionato: sono arrivato felicemente alla fine di tutti gli 8 episodi di questa stagione, nonostante una flessione nelle puntate 3 e 4, contento di quanto stavo guardando e anzi intrigato da certi sviluppi. Non nascondo che temevo un terribile cliffhanger alla fine della stagione, che c’è ma non è di quelli da cattiveria dello sceneggiatore: non restiamo in attesa di sapere se Jon Snow sia vivo o morto, per capirci, ma gli appassionati del videogioco troveranno anzi secondo me un sacco di riferimenti ai capitoli 3 - 3,5 (New Vegas) e 4 della saga.
I personaggi sono ben sviluppati, tutti i protagonisti sembrano azzeccati (Ella Purnell su tutti) e mai sopra le righe (ma quanto è bravo Walton Googins a danzare sul filo del rasoio?).
Persino il cane è fantastico: siamo a livello del cane di Io sono leggenda. Gli effetti speciali se la cavano: non siamo davanti ad Avatar, ma per una serie TV mi pare stiamo decisamente sopra la sufficienza.
La colonna sonora è senz’altro un pezzo forte: d’altra parte Fallout è sempre stato una gioia per le orecchie, con i suoi motivetti anni ’50, e lo scollamento tra quanto di splatter vediamo a schermo e quelle melodie delicate genera una splendida giustapposizione.
C’era un tema, e qui mi ricollego a quando dicevo all’inizio, legato alla storia: il videogioco si muove molto tra il detto e non detto, non c’è sempre chiarezza su cosa sia successo tra il nostro presente e il futuro apocalittico (post-apocalittico) in cui è ambientata l’azione.
Ma se c’era il rischio che chi non aveva giocato tutto Fallout non capisse cosa stava succedendo a schermo, la scrittura saggia della sceneggiatura scongiura tutto ciò: i dettagli che completano il quadro vengono forniti un pezzetto alla volta, le diverse fazioni e i personaggi vengono spiegati e caratterizzati puntata dopo puntata senza particolari drammi.
Siamo davanti a una serie TV ispirata da un videogioco, ma è una serie TV degna di questo nome: non è fanservice per gli appassionati, è qualcosa di più. Mi rimane solo un dubbio: ovvero che cosa ci aspetta in futuro.
Come detto, ho finito in un soffio gli 8 episodi di questa stagione: l’entusiasmo, per quanto mi riguarda, è lo stesso che avevo vissuto dopo la prima stagione di Westworld.
In quel caso, però, sappiamo tutti com’è andata a finire: rispetto a esperienze più felici (Lost), la vicenda in quel caso si è un po’ avvitata su sé stessa e mi ha lasciato con l’amaro in bocca.
Speriamo che così non succeda con Fallout: forse il materiale di partenza, essendo di maggiore consistenza, permetterà un’evoluzione più felice.
Di sicuro ci sono i presupposti per creare un’opera che regga senza dove ricorrere al videogioco per tenersi in piedi, ma allo stesso tempo che completa ed espande quell’universo narrativo. Qualcuno vorrà giocare a Fallout dopo aver visto questa serie, qualcuno vorrà ri-giocarci, altri (come me) saranno soddisfatti di quanto c’è a schermo e si fermeranno lì.
Non so se questa sia la serie più riuscita di Amazon: di sicuro, viste le aspettative di un certo mondo, per ora centra il punto molto di più di quanto m’aspettavo prima dell’inizio del primo episodio.