L'apocalisse pacifica di Caravan Sandwitch
Caravan Sandwitch parla di apocalisse e rinascita, esplorando un mondo sconosciuto come si dovrebbe fare: rinunciando alle armi, aprendosi all'ascolto.
Tra tutti i generi che ho esplorato, "Provence-punk" mi mancava. Non avrei mai pensato che potesse funzionare così bene come definizione per Caravan Sandwitch, un gioco indipendente sviluppato da Plane Toast e pubblicato da Dear Villagers. Il team, prevalentemente francese, prende il meglio della propria terra per raccontare un mondo sfruttato dalle corporazioni e abbandonato a se stesso, ma anche di relazioni umane intricate, legate alla riconquista spirituale e pratica del proprio spazio vitale, con ogni mezzo necessario.
Per Sauge, la protagonista, questo significa abbandonare la stazione spaziale dove si era isolata e seguire il segnale di soccorso proveniente dalla navicella di sua sorella, scomparsa molto tempo fa e ormai considerata così irrimediabilmente perduta che nessuno osa credere che quel segnale non sia un semplice errore di trasmissione. Del resto, chi vive in piccole comunità lo sa bene: è più facile dimenticare qualcosa per andare avanti piuttosto che lasciar crescere il dubbio dell'instabilità. Ma non per Sauge, che dopo anni di lontananza torna nel villaggio di Cigalo, dove ha trascorso la sua infanzia.
La bellezza di Caravan Sandwitch risiede nel fatto che non presenta combattimenti; le uniche interazioni del giocatore sono esplorare, parlare e rilassarsi in questa Provenza del futuro, dove le industrie hanno già distrutto tutto il distruttibile. Si vive e si cresce nella cittadina di Cigalo, insieme ai suoi abitanti multiformi e dalle personalità variegate, ognuno con una storia da scoprire a poco a poco, facendo favori per loro.
Per una volta, mi sono sentito un esploratore che non arriva in un nuovo mondo armato e pronto a difenderlo o conquistarlo, ma come uno degli abitanti di questo piccolo centro urbano improvvisato tra le rovine. Sauge, e quindi anche il giocatore, passa le giornate vagando per il pianeta alla ricerca di pezzi da recuperare, indizi per ritrovare sua sorella e frammenti di un'infanzia lontana, mentre si apre al futuro che l'attende.
La città del domani, perduta ieri
La forza del racconto sta nella capacità di concentrarsi su pochi elementi chiave, senza per forza includere tutte le meccaniche popolari del momento. Ho visto tanti giochi rovinati dall'inclusione di troppi elementi ludici, messi lì solo per evitare che il giocatore si annoi. Caravan Sandwitch ha invece seguito una direzione precisa, riuscendo a perfezionare l'esperienza anziché sovraccaricarla di meccanismi puramente commerciali. Per questo motivo, lo considero uno dei migliori titoli esplorativi degli ultimi anni: ogni nuova porzione di mappa scoperta suscita curiosità, pur utilizzando le stesse meccaniche dall'inizio alla fine.
Questo è possibile per varie ragioni, prima fra tutte l'integrazione narrativa del “perché” e del “come” delle abilità di Sauge, facendo sì che i suoi progressi siano di reale beneficio per il villaggio di Cigalo. In cambio, Cigalo offre strumenti e possibilità man mano che si forniscono risorse alla comunità.
Tuttavia, la tecnologia non è un'esclusiva di Sauge; il giocatore non viene trasformato in un deus ex machina a cui tutti gli abitanti si inchinano. L'atmosfera comunitaria è al centro di tutto, estendendosi dal villaggio alle popolazioni circostanti, con una particolare enfasi sull'armonia tra le diverse forze in gioco.
Sauge non è una salvatrice armata di arco e frecce, ma una figura di ascolto, che ci permette di esplorare quanto i ricordi di un mondo ormai perduto siano destinati a diventare uno dei nostri più grandi rimpianti futuri. Anche solo trasportando persone con il suo vecchio VAN, preso in prestito, Sauge entra in contatto con culture e storie quasi dimenticate, mentre la vita scorreva sulla stazione spaziale. In questo modo diventiamo testimoni silenziosi, custodi di ricordi che forse un giorno rimarranno solo un'eco lontana di Cigalo.
Non è una novità per il panorama del gaming indipendente: diversi titoli esplorano il tema della memoria e della passività di fronte a un cambiamento irreversibile, raccontando di intere generazioni che si sentono, almeno in parte, impotenti, capaci di offrire speranza solo entro i confini di una catastrofe in corso.
Riposarsi nel disastro
Eppure, nonostante il potenziale fondo malinconico di Caravan Sandwitch, la sua narrazione è intrisa di colori e serenità. Esplorare ciò che circonda gli avamposti ai margini di un misterioso disastro in corso è un'attività fluida, che regala soddisfazione non per i numeri o per i livelli raggiunti, ma per le nuove informazioni raccolte e i panorami inediti scoperti.
È un pregio raro, in un panorama in cui i numeri sembrano dettare legge, persino quando il termine "cozy" viene usato per mascherare schemi di gioco ormai ripetitivi. Qui, invece, posso affermare di essermi davvero rilassato, godendomi la sensazione di costruire qualcosa insieme a un gruppo di cittadini disordinati, creando legami che vanno oltre il completamento delle semplici missioni.
In un mondo che celebra i teraflops e l'8K, Caravan Sandwitch è l'esperienza che tutti dovremmo cercare: un gioco che ci arricchisce, che ci diverte, senza dover ricorrere a meccanismi violenti.
Certo, c'è una buona offerta per chi cerca giochi d'azione, come Warhammer 40K: Space Marine 2, ma ogni tanto fa bene immergersi in un titolo che parla del "vivere" nella sua forma più primordiale ed essenziale, guidati dalle emozioni di una giovane ragazza alla ricerca della sua sorella perduta, costretta a crescere e a rafforzarsi, proprio come un bocciolo che spunta tra le crepe di una fredda lastra di metallo.