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Boris 4 - la locura dell’algoritmo

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Dopo tutti questi anni il rischio di un Boris spompato, con poche cose da dire e privo di uno dei suoi autori era dietro l'angolo, ma a volte la vita ti regala l'anello del conte.

Se ci fermiamo un attimo a guardare il contesto storico in cui abbiamo scoperto Boris sembra un altro mondo, per quanto riguarda la cultura popolare. Boris debutta nel 2007, l’idea di guardarsi una serie tv su computer ce l’avevi solo eri un eletto che le scaricava da torrent o eMule, c’era ancora ER, eravamo tutti rapiti da LOST e il binge watching non esisteva.

 

Ogni tipo di dibattito attuale sulla rappresentazione, gli scandali sulle molestie, il Me Too, il GamerGate erano concetti lontani, soprattutto in Italia. Stavamo tutti su Facebook e non ci sembrava strano, cominciavano ad apparire questi strani soggetti chiamati YouTuber che reclamavano l’attenzione di un pubblico che all’epoca ignoravamo.

In tutto questo arriva Boris, una serie che in quegli anni arrivava sul “nuovo” o almeno sul contemporaneo, la piattaforma satellitare di Sky e lo faceva in punta di piedi ma portandosi dietro un cast di altissimo livello, scrittura esagerata e soprattutto una cosa mai vista: prendere in giro la televisione prendendo in giro l’Italia tutta.

 

Boris era la pernacchia del satellite alla tv tradizionale, fatta di preti, medici, nonni e carabinieri che imperversava (e che ancora lo fa), ma ci raccontava anche di come in Italia tutto cambia per non cambiare mai.

 

Il successo di Boris brucia lento, sul passaparola, esplode nei torrent e su internet, diventa lingua franca citazionista di migliaia di battute ripetute all’infinito perché, come spesso accade, vuoi sentirti parte di qualcosa e vuoi anche sentirti più ganzo di quel paese di risate mentre fuori c’è la morte. E soprattutto non vuoi sentirti troppo italiano, o peggio, toscano.

Boris piace perché non risparmia niente e nessuno, come la migliore tradizione della commedia italiana, quella dei Fantozzi, degli Amici Miei, non esistono personaggi positivi, solo gente a tratti geniali e a tratti insopportabile.

Persino un ragazzino in carrozzina diventa un odioso oggetto di scherno e occasione per parlare del panorama politico italiano, dove i Verdi non contano niente (e infatti s’è visto). Impensabile oggi? Poi ci arriviamo.

 

Finita Boris e finita col film, che prova a far le stesse cose per il grande schermo, ma con una certa stanchezza (che già si sentiva nella terza stagione), la serie entra nel mondo dei meme, delle repliche infinite, degli spezzoni su YouTube imparati a memoria. Diventa, insomma, eterna.

 

Nel frattempo i semi gettati da Boris hanno germogliato con calma, e oggi possiamo serenamente affermare che la serialità italiana sta finalmente iniziando a dire la sua a livello internazionale senza troppa paura.

E poi bum, il quarto capitolo all’improvviso. Ma ha senso farlo oggi? Si può ancora ridere di tutti? Si può ancora scherzare in un certo modo? Anche se fa strano oggi dire “cagna maledetta”? (secondo me no, perché si parla di capacità attoriali, però fate voi).

 

Beh, la risposta ce la offre Boris 4, si può ancora fare tutto, basta avere le capacità di Ciarrapico e Vendruscolo, purtroppo orfani di Torre, a cui però la serie dedica praticamente ogni fotogramma in maniera toccante, quasi fosse, letteralmente, un ghost writer.

 

Di cosa si può scherzare nell’era in cui “Politicamente corretto” è diventato un mantra da invocare ogni volta che qualcuno ci dice che non va bene quello che diciamo e come lo diciamo e soprattutto nell’era in cui la tv satellitare deve cercare di stare al passo con lo streaming e una serialità sempre più creata coi misurini per cercare di piacere a tutti e apparire bella ed inclusiva a qualsiasi costo?

Beh, si può scherzare proprio di questo. E farlo proprio su una piattaforma, d'altronde il il capitalismo funziona così: integrando anche l'ironia su se stesso per trasformarla in un altro prodotto da vendere.

Gli autori sanno benissimo che oggi molte cose sono cambiate, ma che quando sai fare il tuo lavoro questa rappresenta un’occasione per brillare e non un limite.

 

Niente e nessuno viene risparmiato fin dall’inizio: i codici di condotta antibullismo sui set, il linguaggio inclusivo ma soprattutto l’algoritmo, l’antagonista sperno che ha sostituito gli scossoni politici dell’emittente con quelli altrettanto volatili di un algoritmo che chiede backstory appassionati, diversità a tutti i costi e un estenuante numero di call con l’estero.

I personaggi di Boris oggi sembrano andare dalle parti di The Office, in cui i momenti più crudeli sono quelli fatti pensando di operare a fin di bene.

Avevo onestamente paura che trattare certi temi avrebbe trasformato Boris in una sorta show di Pio e Amedeo per chi si sente più intelligente, anche perché gli slittamenti di senso e di morale della società di oggi sono imprevedibili, ma mi è bastato vedere Biascica che chiede, serio e curioso, se può dire “A merdu!” per offendere evitando problemi coi pronomi, per capire che era tutto ok.

 

Per fortuna si è capito, penso anche in fase di approvazione, che Boris non è una serie come le altre, perchè parla delle altre e che sa pattinare sui temi più delicati con grazie e senza rompere anche il ghiaccio più sottile. La soluzione adottata da Boris per riuscire a parlare di tutto senza risultare odiosa è semplice: in un mondo caricaturale dove nessuno è positivo, cercare personaggi positivi è inutile e posticcio e lo sberleffo è l'unico filtro possibile.

Anzi, proprio dal rapporto tra vecchio e nuovo, tra noto e straniero, nascono le trovate più interessanti. Perché devi sempre stare attento a dire DAI DAI DAI! A chi parla inglese.

Poi ovviamente ci sono tutti quei temi già noti, il clientelismo, gli ambienti di lavoro tossici, lo schiavismo dei più giovani, rapporti umani feroci e sempre in equilibrio tra vessati e vessatori.

 

Ancora una volta quindi la storia di Boris è la nostra storia, non solo quella di giovani vessati e vecchi vessatori, non solo quella della passione al posto degli assegni e dell’imbrogliare un sistema per tirare a campare, ma anche la storia di chi nel 2022 deve vedersela con gli algoritmi che decidono cosa vedrai, per cosa ti arrabbierai e cosa dovresti postare per non cadere nell’oblio.

L’ho scritto anche su Italian Tech: secondo me Boris 4 è una serie profondamente cyberpunk che non sa di esserlo.

 

Insomma, è stato come tornare a casa, anche se, a dirla tutta, è una casa più piccola rispetto al passato e si sente. Otto episodi sono pochi per far respirare un cast così corale in cui si percepisce che alcune linee narrative stanno strette o sono un po’ più abbozzate. Mi manca anche tanto il filo conduttore di un personaggio che faccia da collante, quel Seppia che oggi ha un ruolo ben diverso, ma che porta ancora dentro i traumi del bullismo subito.

 

Ma sono dettagli, la macchia di vino su una tavola imbandita piena di facce note che ami e che rivedi sempre volentieri, e dunque un bel brindisi, prima che portino le quaglie.

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