Tutto ciò che volevi sapere su Batman - Prima Parte
Una profonda analisi dei molti livelli di lettura del Cavaliere Oscuro, simbolo del privilegio, icona gay e portatore sano di capezzoli sull'armatura
Sono un trentenne maschio, bianco, eterosessuale, e il mio supereroe preferito è Batman. Incredibile, eh?
La rete è densa di contenuti sul tema Supereroi & Privilegio, quest'ultimo inteso soprattutto riguardo ai benefici di etnia e di genere. Per quello che lo riguarda, Bruce Wayne è anche molto ricco, quindi la classe sociale in senso stretto si autoinclude nel discorso ed è peraltro l'unica differenza di status con il suo rivale in vetta alle classifiche di popolarità, Spider-Man. Differenza sostanziale, perché il non-carisma di loser è (era?) un tratto distintivo di Peter Parker.
Batman ha invece da giustificare, da quasi sempre, un massivo arsenale pseudobellico che gli fa da quasi unico superpotere, e da qualche tempo, anche il fatto di essere così manifestamente privilegiato, in senso ulteriore a quello economico.
È rapidissimo, è furbissimo, è giustissimo, è Batman.
È ricchissimo, bello, intelligentissimo, maschio, bianco, etero. È sempre Batman.
Estraggo e traduco rozzamente da un blog femminista questa imprecisa ma pungente massima, riferita all'MVP della DC Comics: non importa che tu sia un alieno, un'amazzone o qualunque cosa, alla fine vincerà l'uomo cis bianco, rimuovendo le emozioni dall'equazione.
Il tema è vasto, ne faccio accenno come mero contesto per una considerazione: le storie di Batman diventano più appassionanti quando l'integrità dell'individuo alpha viene questionata, e questo è soprattutto vero per la sfera sessuale.
Un esempio perfetto di ciò è rappresentato dal Dick Grayson di The Dark Knight Return, di Frank Miller. La sua brama di vendetta è una pallottola di metatesto avvelenato, dritta nella memoria dei lettori, forgiata nei 47 anni che passarono dal famigerato Seduction of the Innocent, di Fredric Wertham ("Batman stories are psychologically homosexual").
L'allarme sociale, suscitato da questo saggio avverso i contenuti espliciti nei fumetti, portò nel corso dello stesso anno (1954) la faccenda davanti al Congresso degli Stati Uniti e culminò con la nascita della Comics Code Authority, organo di autocensura la cui influenza è stata erosa nel corso dei decenni fino a sparire definitivamente insieme al marchio stesso (quello apposto sui fumetti approvati).
Wertham non deve neanche sforzarsi troppo per cercare accrediti alla sua tesi; proprio mentre lo psichiatra si appresta a comparire davanti al Senato, la DC fa uscire "Ten Nights of Fear" (Batman n.84), che si apre con la notoria vignetta del risveglio di Bruce e Dick nello stesso letto; non a caso, secondo una teoria del complotto sarebbe la stessa la DC a utilizzare la polemica attorno al saggio come mezzo per estromettere dal mercato la rivale EC Comics, incentrata su contenuti horror.
Dick. No pun intended. Quando Dick Grayson fa il suo esordio nel 1940 (Detective Comics n.38), sfondando la copertina, la pergamena che ne annuncia l'entrata in scena contiene uno strepitoso indizio che da solo sarebbe degno di una puntata speciale di Voyager:
"The Batman. That weird figure of the night, took under his protecting mantle an ally in his relentless battle againt crime[...]".
Nella pergamena, la spaziatura tra le parole an e ally è davvero, davvero stretta. Strettissima.
Roberto Giacobbo guarda fisso in camera con sguardo ammiccante.
"Che first time, per il Ragazzo Meraviglia."
Cammina fuori dall'inquadratura. Stacco.
Eppure sembra che Bob Kane e gli altri autori storici non avessero la minima intenzione di insinuare dubbi sull'orientamento sessuale del duo, la cui intimità sarebbe da intendere come quella tra padre e figlio. Secondo Grant Morrison, nonostante i suoi protagonisti (intesi come personaggi di finzione) siano palesemente eterosessuali, in Batman è il concetto di fondo ad essere gay. La teoria viene ben arricchita da Glen Weldon su Slate: il pubblico queer, non avendo per lunghi anni avuto riferimenti pop espliciti, li avrebbe cercati più agevolmente nel medium che meglio si presta a livelli di lettura subliminali, cioè il fumetto. Il contributo collettivo degli autori e dei fruitori, nel corso di decenni, ha creato il substrato di cui parla Morrison.
Torniamo al 2011, torniamo a Frank Miller, che sprigiona follia iconoclasta (omnidirezionale) tramite il suo vecchio e livoroso Cavaliere Oscuro, decifrandone il segreto con queste parole: "It’s not because he’s gay, but because he’s borderline pathological, he’s obsessive. He'd be much healthier if he were gay."
L'immedesimazione di Miller nel personaggio (insieme a RoboHomophobe) lo pone formalmente sopra al sospetto di omofobia; il suo modo di esprimersi è nondimeno quello di un reazionario, nessuna sorpresa per nessuno.
Insomma, i tormenti psicologici di Bruce Wayne sono piuttosto intriganti, eppure secondo me, il Crociato Incappucciato è il più popolare tra i supertizi per altri motivi, superflui da menzionare.
Chiusa questa frizzante introduzione, mi accingo a spiegare perché The Lego Batman Movie è il miglior lungometraggio sul personaggio in questione.
Sigla:
Essendo astrattamente disposto a guardare/comprare qualunque cosa abbia il Bat-Logo appiccicato, con la serenità del presente mi sento di affermare che c'è del buono persino in Batman & Robin.
I due film di Schumacher rappresentano il frutto della progressiva strizzata che Warner Bros ha impresso al franchise, una strizzata talmente plateale e grottesca da sforare a tratti nel conturbante.
Su Crave, William Bibbiani cerca simpaticamente redenzione per le due pellicole, suggerendo la teoria della legalizzazione del gioco d'azzardo a Gotham tra il secondo ed il terzo film per spiegare il decadente baraccone di neon ed il relativo adattamento di Batman all'ambiente, con cui tutto sommato deve integrarsi (come protettore mimetizzato nonché mascotte); tale teoria troverebbe inoltre sponda in New Frontier, di Darwyn Cooke. Il Bagaglino, sinteticamente drogato: approvviamolo.
Più estrema e volutamente cialtrona invece la proposta per Batman & Robin, ossia di impostare la lingua spagnola e fingere sia un film di luchadores a tema Batman. Ripensata oggi, l'allegra reinvenzione di "Flagello" come Dumb Muscle Villain sembra una provocatoria trovata autoriale.
Mi ispira infine simpatia B&R per le critiche dumb/slut shaming con cui la stampa si accanì sul marginale dettaglio dei bat-capezzoli, che Schumacher spiega banalmente come un tentativo da parte del lead sculptor di avvicinare i costumi all'ideale estetico ellenico, visto che i progressi fatti nella lavorazione della gomma consentivano design molto più anatomici e capaci di mitigare il famigerato Bat-turn.
Può sembrare esagerato, oggi che la CGI ha assunto incredibili poteri necromantici, ma al tempo il fatto di risolvere gli apparenti problemi cervicali di Batman deve aver suscitato un certo entusiasmo, sublimatosi nei centri di attivazione erogena più chiacchierati della storia del cinema contemporaneo; questo a meno che non vogliate pensare che fosse un inconscio/subdolo riferimento alla pederastia pedagogica.
Il Dinamico Duo: Achille e Patroclo.
Bene, si conclude qui la prima parte (di tre) del nostro Batman Special. Qua trovate la seconda parte.