Grendizer U – che da noi sarà Goldrake U – la nuova serie animata, è in arrivo anche in Italia.
Una guida per capire perché questa notizia è un piccolo, grande evento.
Ovvero: forse se pensi che esiste un Actarus più vero di un altro, ti stai sbagliando
Grendizer U – che da noi sarà Goldrake U – sta arrivando con la velocità di un UFO Robot in fuga da un pianeta in guerra.
Per chi non sapesse proprio di cosa stiamo parlando e non capisse perché per molte persone in Italia, specie Gen X, appassionate di animazione questo è un evento, ecco qualche dritta.
Negli Anni Ottanta, Goldrake è stato una delle teste di ponte dell’anime invasion. A differenza del Giappone, dove venne abbastanza snobbato o al più considerato uno strascico di Mazinger Zeta, in Francia, in Italia e in diversi Paesi Arabi il fenomeno esplose e si trovò in alcuni casi al centro di un vero dibattito culturale (memorabile la difesa del cartone da parte di Gianni Rodari, ad esempio).
La storia è quella di un principe alieno, Duke Fleed, che fugge da un pianeta annientato dagli invasori di Vega a bordo di Goldrake, un robot da combattimento di eccezionale potenza, e vive da esule sulla Terra sotto falso nome. Actarus, nello strambo ma iconico adattamento italiano, o Daisuke Umon in originale.
L’invasione della Terra da parte di Vega lo porterà a confrontarsi con i suoi traumi post bellici e a riprendere parte, su Goldrake, a quel conflitto che tanto sperava di non dover vivere mai più.
Il ritorno di quello che è stato un mito d’infanzia per una generazione intera ha scatenato ipotesi su ipotesi sui più piccoli dettagli dei trailer, entusiasmi per gli easter egg (io ho personalmente amato che abbiano inserito anche Mazinger Zeta, per giunta in versione old school, col Pilder bianco) repost, grandi entusiasmi per lo staff coinvolto…
…ed enormi polemiche.
Perché ovviamente un’opera che è stata IL fenomeno di massa per eccellenza, per quanto riguarda l’animazione in Italia, non poteva salvarsi dalla furia dei gatekeeper e dei nostalgici.
È successo ai Ghostbusters, a Mad Max, a Joker che non è certo quello di Nicholson, a Corto Maltese… potrei continuare all’infinito. Figuriamoci se anche il povero Actarus non si beccava una pioggia di insulti, altro che Pioggia di Fuoco.
Nello specifico è stato accusato di non essere abbastanza virile, di sembrare un ragazzino (o, ihihih, una ragazzina), di essere woke, di essere un Pokemon in incognito. A scatenare tutto questo è stato il tratto di Yoshiyuki Sadamoto – un nome non esattamente da nulla, considerato che ha lavorato a Neon Genesis Evangelion – il quale ha dato al cast di Goldrake una caratterizzazione meno “adulta” di quello degli storici character designer della serie.
Molti “fan” di vecchia data si sono quindi proclamati custodi del VERO aspetto di Actarus.
Ma un vero aspetto non esiste. Ne esistono infiniti.
L’eroe spaziale dai mille volti
In principio c’è La grande battaglia dei dischi volanti, un mediometraggio del 1975 su un’idea di Go Nagai per cavalcare l’onda degli avvistamenti e del dibattito sui dischi volanti e, a tutti gli effetti, una prova generale di Goldrake. Molte cose, rispetto alla serie, sono differenti, ma il nucleo è simile: il principe del pianeta Fleed, Duke Fleed, fugge dalle forze di invasione di Re Yabarn portando con sé il Gattaiger, un robot in grado di trasformarsi in disco volante.
Duke è molto diverso da quello che siamo abituati a conoscere: caratterialmente è molto più smargiasso e “hot-blooded”, più simile agli eroi di altre storie robotiche di Nagai. Vederlo come prima apparizione fare battute piuttosto sessiste a Hikaru (da noi in Italia Venusia), è piuttosto destabilizzante per chi ha amato il personaggio. Eppure altri aspetti sono già familiari: il design della tuta spaziale – malgrado il colore – è identico a quello a cui siamo abituati, come l’ambientazione country e molto “americana”.
Dal successo del mediometraggio parte una ragnatela di progetti paralleli: la serie TV storica, il manga di Go Nagai, quello del suo allievo Gosaku Ota. Tutti con degli Actarus differenti.
In comune hanno alcuni aspetti fondamentali: la fuga dal pianeta Fleed, il design del robot (ma, come vedremo, non quello del pilota) e una vaga continuity con le serie robotiche precedenti di Nagai, in particolare Mazinger Zeta, col suo pilota Koji Kabuto che diventa il miglior amico di Actarus.
L’Actarus che reputiamo canonico è quello che ci arriva dalla serie TV della Toei Animation, sia graficamente che caratterialmente. La sua personalità diventa molto più ombrosa: è un eroe riluttante, un esule che non vorrebbe altro che farsi gli affari suoi e starsene in pace, dove starsene in pace si traduce nel vivere una perenne, angosciosa rielaborazione del trauma subìto sul suo pianeta.
La cosa interessante dell’Actarus televisivo è l’essere ossessionato dalla morte. Perfino nei momenti di svago con i suoi amici, è caratterizzato da un’espressività molto grave, mai rilassata. Kazuo Komatsubara e Shingo Araki, i principali character designer della serie, sono stati molto abili a disegnarlo sempre come se la sua mente fosse altrove, a rievocare la distruzione della sua vita precedente.
La sua stessa difesa della Terra, il costante tornare nelle sue linee di dialogo alle meraviglie della natura terrestre, nasce dalla costante consapevolezza che altrove la medesima bellezza è stata cancellata per sempre, ed è come se in fondo tutta la serie storica di Goldrake vertesse su questo, su un uomo tormentato dal senso di colpa per essere sopravvissuto al proprio mondo.
Dal punto di vista grafico, è negli occhi l’innovazione più determinante: per accentuarne il lato tenebroso e alieno, vengono caratterizzati da un contorno molto marcato, una sorta di eyeliner che Nagai usa come codice visivo per i personaggi non umani, come ad esempio il protagonista di Devilman.
Fun fact: per chi ora come ora rimpiange un Actarus più virile, non possiamo che far notare che proprio in questa caratterizzazione il principe spaziale tende a esaltarsi per cose non esattamente in linea coi suoi colleghi piloti. Come i fiori.
L’Actarus del manga di Nagai è piuttosto simile: graficamente è pressoché identico, ma è il carattere a cambiare in qualche aspetto.
Nagai, lo sappiamo, è quella personcina sobria che con Devilman ci ha parlato di tartarughe mostruose che divorano esseri umani e ne riproducono i volti urlanti sulla corazza, che in Mao Dante ci racconta di come Dio sia un alieno pazzo che ha colonizzato la Terra torturandone i primi abitanti poi diventati demoni, che fa finire Harenchi Gakuen in un massacro di bambini soldato durante una sanguinosa guerriglia in una scuola elementare dove – tra l’altro – gli insegnanti sono tutti dei pervertiti.
Insomma, anche in Goldrake non fa eccezione: bambini appesi agli UFO delle forze di Vega e fatti cadere splattandosi al suolo da altezze vertiginose, oppure ostaggi legati come scudi umani al corpo del Grande Mazinga, rubato e fatto combattere contro Goldrake Questi sono alcuni degli orrori di questo manga destinato, ehm, a un pubblico infantile. See, vabbé.
In questo delirio di ultraviolenza, Actarus mantiene parte delle sue caratteristiche solite, ma senza essere affatto riluttante nel combattere Vega. Anzi, ai comandi del robot ci va animato da un fortissimo senso di vendetta. Così, buona parte della forte caratterizzazione psicologica amata nel cartone, nel manga viene sacrificata per l’azione.
Viene meno anche un’altra caratteristica tipica dell’Actarus del cartone animato, quella di comprendere i propri nemici, che molto spesso sono persone coscritte da altri pianeti conquistati come il suo. Gli schieramenti tra buoni e cattivi sono molto più netti e meno esplorati, tanto che uno dei tratti caratteristici della serie, l’umanizzazione dei nemici, viene accantonato quasi in toto.
Insomma, l’Actarus del manga di Nagai, che paradossalmente dovrebbe essere quello canonico, direttamente dal pennino del suo autore, non influenza troppo né il cartone in corso d’opera né la nostra percezione del personaggio, complice anche il fatto che – dopo Mazinger Zeta – le storie robotiche del Maestro sono realizzate con molto meno urgenza creativa, trainate più dagli accordi con i produttori di giocattoli.
A riprendere alcune tra le puntate più belle del Goldrake televisivo è invece il manga di Gosaku Ota.
Ota è, tra i collaboratori di Nagai, quello a cui viene affidata la realizzazione su carta della trilogia di Mazinga (Mazinger Zeta, Great Mazinger e appunto UFO Robot Goldrake). Al netto di un tratto meno ispirato del Maestro, nei suoi fumetti sono presenti alcune delle migliori intuizioni nelle rispettive serie TV, forse ispirandole o forse riprendendole (difficile dirlo in un contesto produttivo in cui animazione e fumetto procedono paralleli).
La sua trilogia parte con un Mazinger Zeta più infantile di quello di Nagai e invecchiato abbastanza male, per poi avere invece un’impennata clamorosa coi successivi Great Mazinger – dove mette sul piatto tematiche come razzismo e guerra del terrore – e UFO Robot Goldrake.
Oltre a porre il manga molto più in continuity con la “Mazinger Saga” rispetto alla serie animata, colmando molte sottotrame rimaste aperte, Ota incupisce in maniera incredibile vicenda e personaggi di Goldrake, dando fondo a un’interpretazione pessimista e dark.
Più dei bambini spatasciati al suolo del fumetto di Nagai, dite?
Beh, ecco che il paterno dottor Procton qui diventa un pazzo militarista che cerca di ipnotizzare Actarus per farlo diventare più spietato in combattimento. Come in Devilman, si scatena un delirio collettivo tra umani che mettono in atto una caccia alle streghe contro gli extraterrestri (di Fleed o Vega poco importa), mentre di converso la crescente aggressività delle forze di invasione porta alla minaccia di un devastante bombardamento nucleare a cui, ironicamente, si ribella proprio uno dei cattivi, il ministro Zuril, innamorato della natura terrestre.
Parlando di Actarus… preparatevi, è un personaggio estremamente diverso. La reticenza a combattere che aveva nella serie TV qui non ha più motivazioni pacifiste, ma molto più egoistiche e quasi capricciose. La minaccia di non scendere più sul campo di battaglia viene spesso usata come ritorsione contro Procton e in più di un’occasione, Actarus è talmente disgustato dal comportamento dei terrestri da considerare sensata l’idea di conquistare la Terra con i pochi esuli di Fleed, finita la guerra contro Vega.
Tutto il Goldrake di Ota, che arriva a una conclusione davvero apocalittica, è giocato sul concetto su una generale amoralità dei suoi personaggi e sull’idea che salvare il pianeta non ha nulla a che fare col salvare gli esseri umani.
Actarus è forse nella sua versione più ambigua e più letteralmente “aliena” e non è un caso che la sua caratterizzazione grafica abbandoni del tutto ogni somiglianza col canon e riprenda molti tratti del co-protagonista/antagonista di Devilman, Ryo Asuka, ovvero Satana, l’angelo che porta gli esseri umani all’autodistruzione perché “usurpatori” del pianeta.
E adesso?
Escludendo alcune brevi apparizioni in manga non disegnati dal Maestro (Shin Mazinger Zero e Devilman vs. Hades) e uno stupendo fumetto francese intitolato Goldorak edito da Kana, che immagina i personaggi dell’anime decenni dopo, Actarus torna in un reboot a opera di Nagai, Grendizer Giga. Nel manga, Duke Fleed diventa Luke Fleed, e uno dei suoi tratti principali, l’ossessione per la memoria del massacro del suo pianeta, viene tolto. Luke è immemore per la maggior parte del tempo, a parte quando sua sorella Maria, in realtà un cyborg, non riattiva i suoi ricordi poco prima di ogni assalto da Vega.
Giga non è certo una pietra miliare nei manga di Nagai. L’unico elemento interessante è un piccolo “booktrailer” che per un momento fa sperare in un adattamento animato con una storia più curata.
L’adattamento non arriverà, ma al suo posto, pochi anni dopo, viene annunciato Grendizer U.
È ovviamente ancora presto per lanciarsi in analisi, ma per ora quello che possiamo intuire dai trailer è molto interessante: oltre a riprendere alcuni personaggi de La grande battaglia dei dischi volanti e fonderli a quelli della serie classica di Goldrake, la sceneggiatura sembra anche legarsi di più alla continuity Mazinger, vista la presenza di Zeta e di gran parte del cast di quel cartone.
E Actarus, in tutto ciò?
Da alcune inquadrature sembra essere tornato il malinconico reduce di un pianeta distrutto, in altre scene del trailer si suggerisce invece possa essere lui stesso, o il suo robot, un potenziale pericolo. Proprio come accade, ipotizzano alcuni fan, nella Ota-version.
Lo vedremo: per chi ha davvero amato Goldrake si preannuncia un luglio davvero interessante.
Ultimo fun fact per chi invoca un Actarus “virile” in contrapposizione alla caratterizzazione di Sadamoto: una delle più celebri incarnazioni “moderne” del nostro eroe è in Mazinsaga, un reboot vagamente gigeriano della saga dei Mazinger a opera dello stesso Go Nagai.
Qui Actarus è di nuovo un alieno in incognito, dalle fattezze angeliche, e si allude in modo piuttosto esplicito a un suo orientamento omosessuale, nello specifico a un suo interessamento per Koji. Essendo un’idea originale di papà Nagai, non dovrebbe forse essere considerata un’interpretazione canonica?